martedì 20 febbraio 2018

Hybrid e Hybris




La Chimera di Arezzo.
Tra poco la vedremo circolare anche in altre località...










È l’epoca degli ibridi.

Ibridi (anzi, hybrid, l’inglesismo è d’obbligo) le automobili, ibridi le piante, i fiori, i frutti che mangiamo.

Ibridi per qualcuno anche i sessi.

Ma tutto questo appartiene ormai all’archeologia genetica. Ora siamo alla nuova frontiera.
Nascono gli ibridi uomo-pecora, uomo-maiale, uomo-cavallo… I Centauri sono esistiti, a quanto pare e forse anche l’Unicorno rosa, quello che piace tanto agli atei, i quali han sempre affermato che non esiste.

Io poi che sono di Arezzo vi posso assicurare che è esistito il leone-capra-serpente, detto volgarmente Chimera, sinonimo di fantasia inverosimile, che sputa fuoco e veleno.
Le Chimere, se non sono esistite, le stanno producendo in qualche laboratorio californiano, da dove vedremo anche uscire, volando, il cavallo Pegaso montato (o meglio, pilotato) da Bellerofonte.

Finalmente potremo vedere di nuovo le Arpie, le mostruose donne pennute con artigli, ma qualche arpia esiste già nella zoo parlamentare; le Sfingi, di cui ne abbiamo oggi in gran quantità; i Minotauri, uomini cornuti non solo metaforicamente; i Cerberi con tre teste, come certe aggregazioni politiche; i mostri con cento occhi, come Argo-Equitalia, che dorme con 50 occhi a turno, cioè sta sempre sveglio; e Morfeo, che dorme sempre e vive di sogni come il popolo ignorante e ciuco italiano.

Se la questione non fosse tragica, sarebbe farsesca.

C’è un’altra parola simile a hybrid. La usavano i greci, che di ibridi con la loro mitologia se ne intendevano: hybris. Vuol dire suprema presunzione umana, sfida agli dei, alla fine sempre severamente punita.

La hybrid attuale è la suprema forma di hybris: l’uomo vuole sostituirsi a Dio.
Con il risultato di creare mostri.





Nessun commento:

Posta un commento