lunedì 5 febbraio 2018

Buon carnevale, ma senza pazzie…





Quando si dice “commedia nella commedia” viene subito da pensare a Pirandello, al suo teatro, in cui realtà e finzione scenica si intrecciano e si confondono: i Sei personaggi in cerca d'autore e l’Enrico IV ne sono gli esempi più celebri.

Ma prima di lui Ruggero Leoncavallo aveva già mostrato la formidabile attrattiva del “teatro nel teatro” con I Pagliacci (1892). Alla rappresentazione, in chiave carnascialesca, di un matrimonio fallimentare tra l’anziano marito Pagliaccio e la giovane moglie Colombina, innamorata di Arlecchino, si sovrappone la tragica realtà di Canio (Pagliaccio) che ha scoperto il tradimento della moglie Nedda (Colombina) e la uccide insieme al suo amante di fronte agli spettatori increduli e inorriditi. “La commedia è finita!”

Per la trama viene in mente la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, di poco precedente (1890), due capolavori del verismo musicale italiano, che hanno avuto un successo planetario e che mantengono ancora intatto il loro fascino.

Siamo nella settimana clou del Carnevale e mi pare giusto proporre, dai Pagliacci, la serenata di Arlecchino  a Colombina. Un momento romantico e brioso, prima dell’incombente catastrofe.

La propongo nella versione staccata dal contesto, perché questa interpretazione di big Luciano è troppo bella!

Buon ascolto e Buon Carnevale! Senza pazzie…



II Atto, Scena II

Arlecchino (Peppe)

O Colombina, il tenero 
fido Arlecchin
è a te vicin! 
Ver te chiamando,
e sospirando aspetta il poverin... 
La tua faccetta mostrami, 
ch'io vo' baciar 
senza tardar 
la tua boccuccia. 
Amor mi cruccia e mi sta a tormentar! 
Ah! e mi sta a tormentar! 
O Colombina, schiudimi 
il finestrin, 
che a te vicin 
ver te chiamando, 
e sospirando 
è il povero Arlecchin! 



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