sabato 28 gennaio 2017

Dopo il male assoluto, la luce della ragione: Tommaso d'Aquino
















Molti aspetti della realtà sono definiti da due poli: poli terrestri, poli magnetici, poli politici…

Per ricordare più efficacemente la figura di S. Tommaso d’Aquino, di cui oggi ricorre la memoria, lo voglio mettere a confronto con l’altro grande dottore della Chiesa, S. Agostino.
Sono due figure che costituiscono in certo senso i due poli entro i quali può oscillare il pensiero filosofico e teologico cristiano.
Lo farò mettendo a confronto alcune loro affermazioni fondamentali.

Agostino (354-430)  è un animo irrequieto; fino alla conversione, avvenuta a 33 anni, non si decide a lasciare i suoi legami passionali: “Dammi la castità, Signore, ma più tardi!”
Tommaso è un puro di cuore, che fin da ragazzo ha volontariamente rinunciato ai privilegi della nobile famiglia dei Conti d’Aquino, per entrare a far parte dell’ordine mendicante dei Domenicani. Per le sue virtù è noto con l’appellativo di “Doctor Angelicus”.

Agostino ha cercato la verità attraverso le varie scuole filosofiche del tempo: materialismo, manicheismo, aristotelismo, scetticismo, neoplatonismo; fino ad approdare alla fede cristiana: 
“Ci hai creati per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te!”
Tommaso (1225-1274) è il geniale discepolo di Aristotele, da cui eredita la fiducia nella ragione, la potenza speculativa, la limpidezza del pensiero. Ne completa i punti lasciati in sospeso con l’apporto della fede.  “La grazia di Dio non distrugge la ragione, ma la porta a compimento”.

Agostino, platonicamente, sottolinea l’importanza dell’analisi interiore, del “cuore”, per usare un termine pascaliano. E dall’analisi interiore, capace di verità ma cosciente dei suoi limiti, si apre alla trascendenza di Dio: “Non uscire fuori, rientra in te stesso, nell’intimo dell’uomo abita la verità. E se ti trovi mutevole, trascendi te stesso”. La finitezza dell’uomo porta alla scoperta della trascendenza divina.
Tommaso, aristotelicamente, parte dall’osservazione della realtà esteriore, della natura che ci circonda. È il divenire della natura, il suo procedere per cause ed effetti, che lo porta a postulare una Causa trascendente la realtà mutevole. Trascendente, perché se fosse immanente nella natura, avrebbe bisogno anch'essa di un’altra causa, fino all’infinito, senza mai poter dare inizio ed esistenza alla realtà. Non è l’infinità del numero delle cause il problema, ma il tipo di causa. Se non si ammette una Causa trascendente, la natura non può aver avuto inizio. “Tutto ciò che è mosso, è mosso da altri. Ma non si può procedere all’infinito senza una Causa iniziale, che chiamiamo Dio”.

Agostino, anche per esperienza personale, sottolinea la presenza del male nel mondo. Per questo ama evidenziare la fragilità dell’essere umano, che talvolta definisce “prope nihil” (quasi un niente). Proprio per questo la grazia di Cristo è così necessaria per la salvezza. Non a caso, Agostino è denominato “Doctor gratiae”(dottore della grazia).
Tommaso, con esperienza diversissima di vita, sottolinea invece l’altro aspetto della natura umana, e cioè la sua capacità di operare, di raggiungere validi obiettivi. L’essere umano mantiene sempre una sua dignità, nel pensare e nel volere. Perciò “sottrarre le perfezioni alle creature, è come sottrarre le perfezioni a Dio”, che è il Creatore.

Agostino, il polo inquieto dell’esistenza; Tommaso, il suo polo fiducioso.

Sono in fondo i due poli dove la nostra stessa vita spesso oscilla: un po’ agostiniani, un po’ tomisti.

Ieri era il giorno della Memoria, la morte della ragione.
Tra le vittime di Auschwitz c’è Edith Stein, ebrea, discepola di Husserl. Proprio l’incontro con il pensiero di S. Tommaso d’Aquino la portò alla conversione cristiana e poi alla vocazione carmelitana.
Edith Stein, cioè  S. Teresa Benedetta della Croce: la luce della fede e della ragione, dentro il buio del male assoluto.



Nella foto in alto, da sinistra: S. Agostino, S. Tommaso, Papa Innocenzo III, S. Bonaventura (part. della "Disputa del SS. Sacramento" 1509-1510), Raffaello,  Stanze Vaticane, Stanza della Signatura,


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