venerdì 19 settembre 2014

Il referendum scozzese (e quello ucraino)








Il referendum della Scozia di ieri, 18 settembre 2014, è un fatto di rilevanza storica, perché costituisce un precedente che peserà molto sulle dinamiche separatiste in alcuni stati europei.

La maggioranza degli scozzesi hanno votato per rimanere uniti all’Inghilterra; l’United Kingdom rimane, e con esso la regina, Dio la salvi.

Ma ciò che conta è il referendum in sé stesso: se avessero vinto i separatisti, la Scozia oggi sarebbe un nuovo Stato indipendente, con tutto ciò che ne sarebbe conseguito.

Nessuno ha avuto nulla da ridire sulla possibilità offerta alla Scozia, da tre secoli unita al regno inglese. Ha avuto tranquillamente la sua chance (tranquillamente per modo di dire: l’UK ha tremato, così come l’Unione Europea!).

Negli ultimi decenni si sono separati Cechi e Slovacchi, Serbi e Croati, Cossovari e Serbi, Serbi e Montenegrini, Timor Est, Sud Sudan, Ossetia, etc. Movimenti separatisti sono in Spagna, in Belgio, in Romania e altrove. Anche in Italia.

Nel referendum scozzese tutto si è svolto nella massima serenità, a colpi di Yes e NO, di bandiere di S. Andrea e di S. Giorgio. Niente guerra alla Braveheart

Non si capisce allora perché si è fatto un “casus belli” internazionale per l’Est dell’Ucraina, in stragrande maggioranza di popolazione russa, che vuole separarsi dall’Ucraina di Kiev.  

O meglio: si capisce benissimo. Gli Stati Uniti sono contrari al rafforzamento della Federazione Russa e intendono avere nella sfera della Nato l’attuale Ucraina. Non si capisce però perché mettano il becco nelle faccende interne di una nazione sovrana, agli abitanti della quale unicamente appartiene il diritto di decidere del proprio destino.

Inaccettabile pure il comportamento dell’Europa, che ha fatto di tutto per far cadere il legittimo governo di Janukovic, eletto regolarmente nel 2010, e ha favorito il colpo di stato degli “europeisti”, nel febbraio 2014, con le disastrose conseguenze di una guerra civile.

Se si è data la possibilità alla Scozia di far valere il suo referendum per l’eventuale divorzio dall’Inghilterra dopo tre secoli (!), mi pare del tutto legittimo che anche all’Ucraina venga riconosciuto lo stesso diritto: la parte est, così come in precedenza la Crimea, ha già fatto il suo referendum con il quale si è proclamata indipendente (Repubblica Popolare di Donetsk, 11 maggio 2014).  Non dimentichiamoci che l’Ucraina attuale è stata “disegnata” nel 1922 e nel 1945 dopo la I e la II Guerra Mondiale, con l’avvento dell’Unione Sovietica.

Non si capisce soprattutto perché l’Unione Europea segua gli Stati Uniti nella “dichiarazione di guerra” alla Russia, con sanzioni economiche e pesanti minacce. La Russia è un partner fondamentale per gli stati europei, e in particolare per l’Italia; e una potenza nucleare. 

Che si faccia guerra per far piacere agli Stati Uniti, che dall’umiliazione della Russia hanno tutto da guadagnare, e noi da perdere, mi sembra davvero il colmo. 
Non bastano i danni che ci hanno procurato con gli stolidi interventi militari in Egitto, in Libia, in Tunisia, e altrove?

Con tutto il rispetto, of course, per chi la pensa diversamente.



2 commenti:

  1. Caro Antonio,per me ogni Paese ha diritto alla propria indipendenza.
    Sono gli interessi economici a comandare e indirizzare l'Europa (Italia compresa) nelle sue scelte, che in prevalenza sono a favore degli USA.

    Un grande abbraccio.

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    1. Purtroppo l'Europa conta quasi zero nella politica internazionale; e l'Italia, meno di zero. Guarda quello che accade con l'immigrazione e con i due marò prigionieri.

      Il colmo però è che ci diamo anche la zappa nei piedi, come ad esempio compromettere i rapporti commerciali con la Russia, per fare gli interessi degli USA, che purtroppo non conoscono niente della storia complessa dei popoli europei, e pensano solo al loro interesse, in questo caso.

      Infatti, perché si deve sanzionare la Russia se la parte Est dell'Ucraina, russa nella quasi totalità, ha fatto un referendum per staccarsi da Kiev? Con lo stesso principio si doveva sanzionare la Scozia, e tra poco, Barcellona che sta preparando il referendum catalano. Ma di certo, nessuno lo farà. Due pesi e due misure.
      Grazie del tuo apporto, carissima Gianna ;-)

      Un abbraccio affettuoso :-)

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