domenica 20 luglio 2014

Il martirio dei Cattolici di Mossul




In questi giorni ci sono notizie tragiche che occupano le prime pagine dei giornali e dei media.
Il Boeing 777 della Malaysia Airlines abbattuto in territorio ucraino, con 298 vittime; l’ennesima ripresa della guerra tra Israele e Palestina, con oltre 300 vittime finora; i numerosi profughi che trovano la morte nel Mediterraneo su barconi strapieni diretti per lo più in Italia...  

Solo in taglio basso possiamo leggere, ma non in tutti i giornali, che a Mossul (l’antica Ninive) in Iraq non ci sono più Cristiani dopo 2000 anni. Il territorio è in mano ai musulmani dell’Isis, cioè del nuovo “califfato”, che hanno raso al suolo anche la sede del Patriarcato siro-cattolico.
I tolleranti seguaci di “Allah il misericordioso e di Maometto suo profeta” hanno annunciato che passeranno per le armi i pochi Cristiani rimasti se non si convertiranno all’islam (lettera piccola, per favore!).

"Le ultime notizie sono disastrose", dice alla Radio Vaticana il patriarca Younan. "Noi con rammarico ripetiamo ciò che abbiamo sempre detto: non si deve mischiare la religione con la politica - sottolinea -. Se ci sono inimicizie tra sciiti, sunniti e non so chi altro, questo non deve essere assolutamente una ragione per attaccare innocenti cristiani e altre minoranze a Mosul e altrove". Noi con rammarico diciamo che il nostro arcivescovado a Mosul è stato bruciato totalmente: manoscritti, biblioteca. E hanno già minacciato che, se non si convertiranno all'islam, tutti i cristiani saranno ammazzati. E' terribile! Questa è una vergogna per la comunità internazionale".

E così una gloriosa comunità Cristiana, risalente addirittura al tempo degli Apostoli, viene cancellata da criminali islamisti, che intendono conquistare il mondo e convertirlo all’islam (sempre lettera piccola, per carità!), compresa Roma, come ha annunciato il nuovo califfo Abu Bakr, “urbi et orbi”.

A parte il proclama del califfo (!),  la notizia della epurazione dei Cattolici di Mossul  è orrenda.

Si tocca il cuore di uno dei più grandi aspetti della realtà umana: la libertà, di cui quella religiosa è la massima espressione.

In Iraq, prima della sciagurata guerra voluta dagli americani, e profeticamente condannata da S. Giovanni Paolo II, c’erano 2 milioni di Cristiani che convivevano in pace. Oggi stanno scomparendo, per l’intolleranza islamica. In Nigeria ogni giorno ci sono attentati contro persone e chiese Cristiane, per imporre la famigerata sharia. In Egitto, in Libia, in Tunisia, dopo le “primavere” favorite dai soliti americani e da qualche cretino europeo (vedi Sarkosy), i Cristiani sono perseguitati o addirittura scomparsi, i governi nel caos, le fazioni in lotta. E i profughi vengono in Italia.

Sono solo pochi esempi. Ma dovunque i musulmani sono al potere, per i Cristiani la vita è pressoché impossibile. Basti pensare ad Asia Bibi (qualcuno se ne ricorda?), ancora in carcere per blasfemia in Pakistan, e a Meriam Yehya Ibrahim, la donna sudanese condannata a morte per apostasia, e ora liberata, perché ha la fortuna di avere un marito con passaporto americano.

I paladini laicisti della libertà alzano la voce solo contro i Cristiani, anzi, contro i Cattolici, tanto sanno che il Cristiano, anzi, il Cattolico, prende gli schiaffi e porta a casa.

Quando si tratta di musulmani sono invece incredibilmente cauti. Anzi, fanno finta di niente, anche se la donna è vista nell'islam come proprietà dell’uomo, anche se un cristiano o un laico vengono impiccati, se un’adultera o un omosessuale vengono lapidati, e via dicendo.

Il fatto è che i musulmani menano. Ora hanno anche il califfo...

Non saranno certo i laicisti, paladini a corrente alternata, a salvarci dalla barbarie; ma gente seria come Shabaz Bahtti, Asia Bibi e Meriam Yehya, e l’innumerevole schiera dei martiri e dei testimoni Cristiani di questa nostra epoca.

Contro la barbarie islamista e per i Cattolici di Mossul perseguitati e dispersi, alzo la mia voce indignata.  

Vergogna!


Amicusplato



Nella foto: gli ultimi Cattolici di Mossul in fuga dalla loro città.




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