domenica 29 dicembre 2013

Un saluto al 2013, firmato Goethe-Schubert





Siamo ormai agli ultimi sgoccioli del 2013.

Me ne dispiace un po’.  Un altro anno se ne va, bello o brutto che sia stato, e con la fine dell’anno se ne va un’altra pagina della nostra vita.

In attesa di vuotare la coppa del 2013, mi ascolto uno dei Lieder più belli di Franz Schubert: Der König in Thule, Il re di Thule (1816).

Il testo del Lied è una poesia del sommo Goethe, inserita nel suo Faust e cantata da Margherita.
La ballata parla di amore e di fedeltà fino alla morte. Il dono è una coppa d’oro e l’amato è il re di Thule. Come noto, Thule era considerata l'ultimo e gelido lembo di terra a settentrione. 

Voglio ricordare che anche il nostro Carducci ha tradotto questa lirica  in "Rime Nuove" (1906).

Con la musica di Schubert, e la bella voce di Elly Ameling, salutiamo perciò l’ultima Thule del 2013 e ci regaliamo una struggente melodia per l’anno che se ne va per sempre.





Der König in Thule

Es war ein König in Thule,
Gar treu bis an das Grab,
Dem sterbend seine Buhle
einen goldnen Becher gab.

Es ging ihm nichts darüber,
Er leert' ihn jeden Schmaus;
Die Augen gingen ihm über,
So oft er trank daraus.

Und als er kam zu sterben,
Zählt' er seine Städt' im Reich,
Gönnt' alles seinen Erben,
Den Becher nicht zugleich.

Er saß beim Königsmahle,
Die Ritter um ihn her,
Auf hohem Vätersaale,
Dort auf dem Schloß am Meer.

Dort stand der alte Zecher,
Trank letzte Lebensglut,
Und warf den heiligen Becher
Hinunter in die Flut.


Er sah ihn stürzen, trinken
Und sinken tief ins Meer,
die Augen täten ihm sinken,
Trank nie einen Tropfen mehr.

(J. W. Goethe, 1774)


Il re di Thule


C’era una volta  in Thule
un re fedele fino alla tomba,
la sua bella, morendo,
gli diede un’aurea coppa.

Nulla a lui fu più caro,
in ogni convito la vuota;
negli occhi gli spunta il pianto,
quando beve da questa coppa.

E quando sta per morire,
enumera le città su cui domina,
agli eredi lascia ogni avere,
ma non rinuncia alla coppa.

Sedeva, in mezzo a tanti
cavalieri, al banchetto regale,
nell’eccelsa sala degli avi,
là, nel castello sul mare.

Lì il vecchio bevitore, alzatosi,
bevve della vita l’ardore
ultimo e gettò la sacra
coppa giù fra le onde.

La vide cadere, riempirsi,
sparire nel mare più profondo.
Gli occhi gli si spensero,
e lui non vi bevve più un sorso.


2 commenti:

  1. Cin cin, caro amico.

    Buon Anno con affetto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buona fine e miglior principio, carissima Gianna :-))

      Cin cin!

      Antonio

      Elimina