giovedì 15 settembre 2011

Mater dolorosa



Tra i “peccati di vecchiaia” (così diceva scherzosamente), Gioachino Rossini ci ha lasciato la "Petite Messe Solennelle", che tutto è fuorché “petite”. È una grandissima opera d’arte, soprattutto geniale, che più volte abbiamo postato in alcune sue parti.

L’altro “peccato di vecchiaia” è un omaggio di amore alla Madonna, un solenne “Stabat Mater” (1842).

Forse qui il genio di Pesaro si lascia prendere un po’ la mano da quella musica d’opera che aveva ormai abbandonato da anni e che gli aveva permesso di scrivere capolavori immortali. Un po’ di teatralità non manca in questa composizione.

Ma ci sono anche autentiche perle di bellezza, che fanno passare in secondo piano ogni altra considerazione.

Oggi, 15 settembre, si ricorda la Mater Dolorosa, Maria ai piedi della croce, da dove pendeva il Figlio. Lo Stabat Mater è la sequenza liturgica di questa giornata.


Dallo Stabat Mater di Rossini, di cui ho già parlato e presentato un  celebre brano (http://semperamicus.blogspot.com/2009/09/laddolorata-stabat-mater-rossini.html), propongo questa volta l’ultima strofa:

“Quando corpus morietur, 
fac ut animae donetur
paradisi gloria”

(Quando il corpo morirà, fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso).

Anzitutto Rossini in questa strofa sceglie di usare solo le voci, senza accompagnamento di strumenti; pura polifonia a cappella, come Palestrina o Ludovico da Victoria. E non è un fatto da poco, nell’epoca del melodramma!

Non posso interpretare le sue intenzioni, ma mi piace pensare che abbia scelto le nude voci per esprimere anche nella struttura compositiva la realtà della morte: lo spogliamento da ogni orpello.

Il primo versetto (“quando corpus morietur”) è una mesta melodia discendente, intonata dai baritoni e seguita dalle altre sezioni, fino ai soprani.

Alle parole “paradisi gloria” sono i soprani invece che, con un improvviso e stupendo slancio vocale verso l’alto, trascinano poi tutti gli altri cantori verso le vette del “paradiso”.

Il resto del brano vive nel contrasto tra morte e vita eterna; ma ormai lo squarcio verso il cielo è avvenuto, e il brano è un commosso atto di fede nella risurrezione.

Qui Rossini ha raggiunto davvero la perfezione. Non solo musicale.

6 commenti:

  1. Amo moltissimo questo brano!
    Splendido e,immagino, difficile da cantare anche perchè non supportato dall'orchestra.
    E il coro non può calare neanche di una sfumatura perchè deve finire sulla stessa tonalità in cui inizia poi il successivo Amen.
    Se non erro....
    Grazie!!!

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  2. E chiamali peccati di vecchiaia...Antonio.
    Fossero stati di gioventù allora...

    Quanta sapienza nei tuoi post.

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  3. Carissima Annamaria :-)

    solo ora mi sono accorto che anche tu hai postato tempo fa questo brano stupendo... ;-)

    Complimenti a te, per averlo anticipato. Davvero un grande brano, che tecnicamente impegna i cantori a mantenere quanto meno la tonalità... :-D

    Grazie a te :-))

    Ciao!

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  4. Rossini aveva il senso dell'humor, non solo nelle sue geniali opere, ma anche nelle battute ;-)

    Mia cara Gianna, un abbraccio affettuoso :-))

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  5. Sì, Antonio, avevo postato questo brano il Venerdì Santo, ma hai fatto benissimo a metterlo anche tu.
    Per me non c'è problema.

    Grazie ancora e buona serata!

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