martedì 23 febbraio 2010

Il poeta del pianoforte



Quando un pianista suona un brano, se è di Chopin te ne accorgi fin dalle prime note.

Pochi tocchi bastano al musicista polacco per creare quell’atmosfera incantata, inebriante, sublime, che ti avvolge e ti trasporta in un mondo ideale, da cui non vorresti più uscire.

Per questo, ascoltato una volta, non possiamo fare a meno di riascoltarlo una seconda e forse una terza volta di seguito…

E benché i suoi brani siano per lo più malinconici, ne usciamo sempre rasserenati nello spirito.

Un po’ come con il Leopardi. I suoi canti, emblema del pessimismo, riescono a trasmettere una profonda passione per la vita.

È il mistero della bellezza. Quando un’opera è bella, qualunque cosa rappresenti, dona gioia e serenità; perché la bellezza è gioia, è pienezza di vita.

Anche quando si canta il dolore.

Un omaggio al “Poeta del pianoforte”, nel secondo centenario della nascita (1 marzo 1810), con il Notturno n. 1, op. 9, in Si bemolle minore.




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