lunedì 7 dicembre 2009

Una musica divina, suonata al synth



Dopo aver parlato della ricerca di Dio attraverso il lume della ragione, mi pare giusto fare una pausa contemplativa ascoltando una musica “divina” scritta da colui che più di ogni altro ha usato la razionalità nel comporre le sue opere: Johann Sebastian Bach.

Non starò a ricordare che il Clavicembalo ben temperato è la razionale costruzione del moderno sistema tonale nelle sue 24 possibilità; che le Variazioni Goldberg sono vere e proprie architetture matematiche e che l’Arte della Fuga è il più poderoso tentativo per unire l’invenzione artistica con la ferrea logica del contrappunto.

Quando si dice Fuga si pensa subito a Bach, perché in effetti a lui si deve lo sviluppo e la codificazione di questa forma musicale.

È la forma che più di ogni altra è strutturata razionalmente.
Viene presentato il tema, in maniera solistica, dal quale poi, come da una sorgente, scaturisce tutta la composizione, che è un continuo rincorrersi (una “fuga”) del tema iniziale nelle varie sezioni, fino agli stretti finali e alla logica conclusione.

E dove sta allora la bellezza della musica di Bach, se è una musica “costruita”? Egli ha saputo unire in modo esemplare la potenza della fantasia al rigore della razionalità.

La bellezza è nell’invenzione geniale, e al tempo stesso nella forza portante delle regole che sostengono la costruzione armonica.

Bach è tutto questo: inventiva inesauribile e sapienza contrappuntistica.

Come esempio ascoltiamo la Fuga in Re minore (BWV 565). La ascoltiamo però in versione moderna, suonata con un sintetizzatore-chitarra.

Il chitarrista si è sdoppiato (solo nel video ovviamente...) e può così eseguire il brano scritto per organo come se avesse mano destra e mano sinistra sulla tastiera.

Davvero ingegnoso e molto bravo, questo Ketil Strand.

Purtroppo non può usare i piedi per la parte affidata al pedale, che viene eseguita manualmente.

Non si può aver tutto da una chitarra, anzi da un sintetizzatore-chitarra.

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