martedì 8 dicembre 2009

Ave Maria, con la voce del futuro



È la festa dell’Immacolata.

In onore di Maria Santissima, “piena di grazia”, la preghiera più appropriata è l’Ave Maria.

Ho già presentato molte volte questa preghiera musicata, dal canto gregoriano fino alla polifonia moderna di Kodàly.

Avevo in mente quest’anno di fare ascoltare la stupenda Ave Maria di Francis Poulenc (1899 –1963) tratta dall’opera I Dialoghi delle Carmelitane (1957).

Purtroppo nel web non c’è nulla di soddisfacente al riguardo.

Ma non volendo rinunciare a far conoscere questo bellissimo brano, lo presento eseguito dal sintetizzatore Vocaloid (Yamaha), con l'applicativo della Crypton denominato Hatsune Miku, cioè La voce del futuro.

A prima vista può sembrare una cosa assurda. Ma, nonostante le voci synth (quella solista proviene dalla campionatura della voce della cantante Saki Fujita), il brano nelle sue linee essenziali risulta chiaro e tutto sommato apprezzabile, magari dopo un po’ di disorientamento.

D’altra parte siamo già nel futuro. Bisogna usare anche strumenti musicali futuribili…

A margine di questo brano di Poulenc, voglio citare un fatto personale, anche per commemorare una persona carissima, il grande musicologo fiorentino Mario Fabbri, prematuramente scomparso (1931-1983).

Ho seguito il suo corso di storia della musica nell’ateneo fiorentino ed era preparatissimo, e molto esigente.
All’esame mi fece una domanda sul “Gruppo dei Sei” in Francia. Io ricordai con precisone i sei musicisti, tra cui ovviamente Poulenc, e pronunciai il cognome alla francese: Pulànc. Lui mi guardò, mi sorrise e disse: “Si dice Pulènc!” Io rimasi piuttosto imbarazzato (il francese lo conosco bene), e lui continuò così: “Lo sa chi me lo ha detto ? Pulènc!”
In effetti il nome (mi spiegò) era di origine fiamminga.

Davvero grande, Mario Fabbri, scopritore della “Passione di Christo secondo Giovanni” (1527), di Francesco Corteccia, una delle partiture più belle della musica polifonica cinquecentesca.

Chissà cosa dirà, sentendo questa musica di Pulènc al sintetizzatore…

Mi boccia di certo!

Mettiamola così allora: anche le voci di mondi sconosciuti cantano il nome di Maria...

5 commenti:

  1. Oggi è giorno di festa, l'animo è rilassato e la mente è libera. A costo di passare per lezioso voglio esprimermi con una sola parola "GRANDE", e lo voglio gridare, come dicono le "netiquettes" (spero si dica così al plurale francese, altrimenti fammelo notare allo stesso modo cui è stato fatto notare a te :) ". Dicevo: Grande il Sintetizzatore; Grande i Giapponesi, Grande Amicus; GRANDE Maria.

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  2. P.S.
    So che non ti offenderai se non ti ho riservato l'ultimo posto!!!

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  3. Grandi i giapponesi, certamente, che da una nazione distrutta dalla guerra sono diventati una potenza mondiale. Non parliamo poi della tecnologia, anche musicale, con la Yamaha (non a caso la casa dei tre diapason!)

    Oggi è la festa di Maria Immacolata, la più grande e bella delle creature. Per lei, solo parole di splendore.

    Io mi accontento di trovare qualche piccolo frammento di bellezza, di verità, di piacevole.

    Ti ringrazio, carissimo Blogantropo, della tua presenza qui, in questa giornata di festa in onore di Maria :-)))

    E "netiquettes" va benissimo, la parola al plurale intendo ;-)

    Ciao!

    8 dicembre 2009 14.04

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  4. Carissimo Amico,
    tramite la mia fidanzata (non a caso diplomata in pianoforte) sono venuto a conoscenza di questo tuo splendido ricordo di mio padre, Mario Fabbri. Ho sorriso e mi sono quasi commosso leggendo l'aneddoto della pronuncia di Poulenc, rivedendoci in pieno come era lui... Hai ragione quando dici che era esigente; nel contempo i suoi studenti ne segnalavano la disponibilità e l'umanità. Amava profondamente il suo lavoro: non gli pesava come un dovere, ma lo gratificava come un piacere. La sua massima gioia era vedere crescere i suoi allievi nella sua stessa passione. Pure in famiglia la sua presenza era autorevole e al tempo stesso amorosa: troppo presto ci ha lasciati...
    Talvolta mi chiedo come avrebbe vissuto la nuova era tecnologica. Forse con iniziale scetticismo, con prudente distacco, ma poi penso che se ne sarebbe servito, nella giusta misura. Ricordo ad esempio la certosina pazienza con cui trascrisse personalmente tutte le partiture della Passione secondo Giovanni di Corteccia, cominciando dalla tracciatura a mano dei righi dei pentagrammi (con tiralinee e china) ed esercizio da calligrafo per quanto riguarda il testo affidato alla voce recitante... Oggi avrebbe certo usato, magari dopo qualche riluttanza, un programma di videoscrittura musicale. Per questo ritengo che, su dal Cielo, lui abbia apprezzato la tua versione dell'Ave Maria!
    Complimenti per il tuo blog, che ho visitato finora in piccola parte, ma di cui condivido idee e impostazione di fondo, a cominciare dai tuoi articoli sulla religione (bravo per le tue parole forti e chiare sul caso Englaro), fino alla tua passione per lo sport e per l'ironia in generale (anch'io amo moltissimo Fantozzi!). Ho un sito dedicato alla mia attività musicale, che verte però su temi lontani da mio padre, ma con te i punti in contatto non mancano: Corvi, Battiato, Queen, giusto per citare i primi che mi vengono in mente... Visita dunque il mio sito su Altervista. Sempre se ti va, ovviamente...
    Ancora un sincero grazie, di vero cuore, anche da parte di mia mamma, alla quale ho letto le tue bellissime parole!
    Francesco Fabbri

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  5. Carissimo Francesco,

    ho visto solo ora questo tuo commento, che mi ha fatto un immenso piacere e mi ha commosso.

    Ho avuto l'onore di aver studiato con tuo padre; all'esame di cui ho parlato ho preso 30 e lode, sia chiaro, e oltre al programma portavo proprio la "Passione secondo Giovanni" del Corteccia, che lui aveva da poco scoperto e trascritto.

    Io possiedo ancora quella prima trascrizione fatta da tuo padre, in fotocopia, perché ho avuto anche la soddisfazione di cantarla con il "Gruppo Polifonico F. Coradini" di Fosco Corti, in prima assoluta e poi di inciderla con la Archiv.
    Conservo quella partitura come una reliquia...

    Tuo padre era l'esigente ma geniale "regista". Ho ancora in mente le sue osservazioni e i suoi suggerimenti (eppure Fosco Corti era un geniale direttore!).

    Mi ricordo ad esempio che nella parte finale noi eseguivamo il brano "Post haec autem" come un corale, mentre egli lo volle giustamente come una solenne processione verso il seppellimento di Gesù, e quindi come un progressivo e grandioso "rallentando" fino al'epilogo.

    Mi ricordo ancora la fine ironia fiorentina nell'inciso "et ligaverunt Eum linteis, cum aromatibus". Noi eseguivamo la frase "in tempo", mentre egli osservò: "Scusate, ma non stanno mica legando un salame... La frase deve essere cantata con più dolcezza, con più pathos e perciò più lentamente: stanno avvolgendo in bende il corpo di Gesù..."

    E ancora la parola "monumentum", che la volle eseguita con particolare solennità, quasi staccata dal resto, a indicare non solo il sepolcro di Gesù (monumentum è il sepolcro), ma anche un vero e proprio "monumento" al Cristo.

    E infinite altre osservazioni...

    Grandissimo Professore!

    Un ricordo struggente, caro Francesco. Tuo padre era esigente, ma come hai detto, sapeva trasmettere la passione per la musica e per la storia della musica; oltre alla sua umanità e alla sua finezza fiorentina, ci affascinava la sua incredibile competenza.

    Una passione per la storia della musica, che come vedi "ancor non mi abbandona"...

    Un grande abbraccio affettuoso, a te caro Francesco, alla fidanzata, e alla mamma.

    E grazie delle tue parole nei miei confronti.
    Ora che me lo hai indicato, visiterò certamente il tuo sito.

    Ciao!

    Antonio

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