venerdì 30 ottobre 2009

Lasciamoci prendere da un po' di malinconia...



Tra i 21 Notturni di Chopin, il n. 2 dell’opera 27, in Re bemolle maggiore, del 1834-35, è forse il più raffinato.

Anzitutto una struggente melodia; e poi una mirabile sapienza nell’uso degli abbellimenti. Ci sono tutti: appoggiature, acciaccature, trilli, mordenti, gruppetti, scalette di congiungimento…

La parte finale (coda) è un rarefarsi del canto, fino al suo spegnersi dolcemente nella quiete notturna.

Mi viene in mente la conclusione di un altro stupendo “notturno”, La sera del dì di festa, del Leopardi:

“Un canto che s'udia per li sentieri
lontanando morire poco a poco,
già similmente mi stringeva il core”.

Inutile sottolineare l’impeccabile prova del grande Vladimir Ashkenazy, che di Chopin ha eseguito tutta la produzione pianistica.


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