venerdì 4 settembre 2009

I quattro Vangeli. Il Vangelo di Giovanni





“In principio era il Verbo (Logos), e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria.
Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 1, 14, 18).

Fin dall’inizio (Prologo) si nota, pur nella sostanziale identità dell’annuncio cristiano, la differenza del Vangelo di Giovanni dai tre Vangeli sinottici.

Giovanni non comincia dal concepimento di Gesù nel grembo di Maria, né dalla sua genealogia umana, come fanno Luca e Matteo. Egli parte dalla generazione eterna del Figlio nel mistero stesso di Dio trinitario.

Il Figlio è il Logos, il Verbo di Dio, cioè la Sapienza eterna del Padre; la Sapienza per mezzo della quale sono state fatte tutte le cose e senza la quale niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
Il Logos è il Figlio di Dio, generato fin da principio, cioè da sempre, dal seno del Padre, perché è la Sapienza stessa del Padre.

Questa Sapienza di Dio, che è fin da principio nell’intimità del Padre, si è fatta “carne”, cioè ha assunto la nostra natura umana. Il Figlio di Dio si è fatto uomo come noi, perché noi potessimo contemplare il Padre per mezzo di Lui, che ne è la conoscenza perfetta, e avere così accesso alla sua gloria.

Commenteranno i Padri: “Dio si è fatto uomo, perché l’uomo potesse diventare Dio”. È l’annuncio della fede cristiana. Siamo figli di Dio non per un generico modo di dire, ma perché il Figlio di Dio ha assunto la nostra natura umana e l’ha unita alla sua natura divina.

Nel Prologo si può notare un altro aspetto tipico del Vangelo di Giovanni. L’evangelista è anche l’apostolo prediletto da Gesù, che ha avuto la gioia di posare il capo sul suo petto, nell’Ultima Cena. Più volte Giovanni interrompe la sua narrazione per fare dei commenti personali, proprio come qui: “E noi vedemmo la sua gloria”. Quel “noi” si riferisce alla sua esperienza personale, alla sua conoscenza diretta di Gesù.

La descrizione più straordinaria di questo Vangelo è la passione. Giovanni è stato l’unico apostolo che ha seguito fin sotto la croce il Maestro. La sua testimonianza perciò assume un valore del tutto particolare, e non a caso la Chiesa legge nel giorno del Venerdì Santo la Passione secondo Giovanni.
L’evangelista, dopo aver detto che il centurione trafisse con la lancia il costato di Gesù, dal quale uscì sangue e acqua, aggiunge questo impressionante commento: “Colui che vide [cioè Giovanni stesso] ne dà testimonianza, e la sua testimonianza è vera ed egli sa di dire il vero, affinché anche voi crediate” (Gv 19, 35).

Vanno segnalati poi alcuni episodi che sono riportati solo da questo Vangelo.

Il primo miracolo di Gesù, alle nozze di Cana, con l’intervento di Maria sua Madre, che in certo senso forza la mano del Figlio. Da questo episodio si comprende che pregare la Madonna perché interceda presso Dio non solo non è una superstizione, ma è un valore evangelico solidamente fondato.
Se Maria non fosse intervenuta a Cana, quelle nozze finivano a acqua: “Non è ancora giunta la mia ora” aveva detto Gesù. E invece finirono con il miglior vino mai bevuto, come disse il capotavola (Gv 2, 1-11).

L’episodio dell’adultera che stava per essere lapidata, (originariamente forse nel Vangelo di Luca): “Chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei. E quelli udito ciò se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani, fino agli ultimi” (Gv 8, 7-9). Il rispetto della persona, e della donna in particolare, in una società pronta a lapidare ha avuto in Gesù il primo e più autorevole annunciatore.

L’episodio di Nicodemo e l’insegnamento dello Spirito Santo, paragonato alla libertà del vento: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3, 8). La fede in Cristo è libertà di spirito, perché mossa dallo Spirito di Dio, che è novità di vita.

La risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 1-44), impressionante anticipo della Risurrezione di Cristo stesso.

La lavanda dei piedi, il gesto di amore e di umile servizio di Gesù, che si china anche ai piedi di Giuda (Gv 13, 1-15).

Sappiamo che quando Giovanni scrisse il suo Vangelo era anziano. Ma quando narra della sua chiamata da parte di Gesù usa questa espressione: “ Era circa l’ora decima” (Gv 1, 39), cioè le quattro del pomeriggio.
Giovanni si ricordava l’ora nella quale Cristo lo aveva invitato a seguirlo… le quattro del pomeriggio.

Un incontro indimenticabile!

Così avvenga per ciascuno di noi, nella lettura del Vangelo.


La foto in alto è il lato verso del famoso Papiro Rylands, P52, datato 125 d. C., che riporta alcuni versetti del Vangelo di Giovanni. Venne scoperto in Egitto nel 1920 e testimonia l'antichità del Vangelo di Giovanni. Il papiro Rylands infatti è una copia, quindi presuppone almeno un passaggio dall'originale, e un tempo adeguato per la sua diffusione dal luogo di origine, che è Efeso. Viene così ampiamente confermata anche da questo reperto la data di composizione del Vangelo di Giovanni, da sempre indicata intorno all'anno 90.
Questo piccolo frammento ha ridotto al silenzio coloro che sostenevano un'epoca più tarda per il Vangelo di Giovanni (qualcuno parlava addirittura del III secolo!).
Per colmo dell'ironia il papiro nel lato verso (quello della foto) riporta la frase che Gesù disse a Pilato: "Sono venuto per rendere testimonianza alla verità" (Gv. 18, 37-38).

E qualcuno non crede ai miracoli...

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