giovedì 3 settembre 2009

I quattro Vangeli. Il Vangelo di Marco

















Il Vangelo di Marco è il più breve di tutti gli altri, ma ha un’importanza particolare.

È stato scritto per primo e ha fornito il modello per gli altri evangelisti, in particolare per Matteo e Luca.

È Marco che ha avuto la geniale idea di raccogliere in una narrazione scritta le testimonianze sulla vita e sull’opera di Gesù. Senza Marco non avremmo probabilmente i Vangeli, il cui valore storico è fondamentale, perché tutti scritti nel corso del I secolo, in età apostolica.

La composizione del Vangelo avvenne durante la predicazione a Roma di Pietro, di cui Marco era interprete, come riporta Papia di Gerapoli; oppure poco dopo il martirio del capo degli apostoli, avvenuto nella persecuzione di Nerone dell’anno 64.

Pietro, che scrive da Roma, chiama affettuosamente Marco “figlio mio” (1 Pt 5, 13).
Questo discepolo viene ricordato più volte nel corso del Nuovo Testamento, in particolare come valido collaboratore di Paolo (At 12, 12; 13, 5; Col 4, 10; 2 Tm 4, 11) . Un grande discepolo dunque, che si è formato alla scuola di Pietro e Paolo.

Lo scopo per cui egli scrive il suo libro lo dice fin dal primo rigo: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1, 1).

Marco scrive per i pagani e in particolare per i romani, gente pratica e abituata a vedere risultati.
Scrive perciò in uno stile sobrio, asciutto, senza fronzoli né ricercatezze formali. Mira al sodo.
Il suo Vangelo è quello che riporta meno discorsi di Gesù e più episodi miracolosi.
Lo scopo è evidente. Gesù è il Figlio di Dio perché è in grado di compiere opere strepitose; e i romani, abituati alle grandi opere dell’impero, erano molto sensibili a questo riguardo.

Se vogliamo fare un paragone con Matteo si può dire che questi evangelizza il popolo ebraico attraverso i continui riferimenti all’Antico Testamento, che trovano piena realizzazione in Gesù.
Marco, che scrive per gente che non conosce la Sacra Scrittura, preferisce prendere i romani e i pagani nel loro punto debole: l’ammirazione per le grandi imprese. E quelle di Gesù erano divine.

Le grandi opere di Dio non si fermano con Gesù. Marco fa comprendere al mondo pagano che Cristo continua la sua opera attraverso la fede e i gesti della Chiesa.
Aderire alla fede cristiana significa sperimentare una mirabile vita nuova, impossibile con le sole forze umane.

Così infatti si conclude questo Vangelo:

Gesù disse agli Apostoli: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.
“Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i prodigi che la accompagnavano” (Mc 16, 15-20).

In effetti, nel corso di questi due millenni, il Vangelo è stato proclamato in tutto il mondo, e ancora oggi segni prodigiosi accompagnano il cammino della Chiesa.

Per coloro che li sanno umilmente riconoscere.



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