mercoledì 5 agosto 2009

La metafisica. Aristotele (3)




Il filosofo ricerca le cause prime della realtà.

Fedele a questa affermazione Aristotele si pone anzitutto il problema dell’essere.

L’essere viene studiato sotto diversi aspetti. Ad esempio, la medicina studia l’essere in quanto ammalato o sano; e ogni altra disciplina o arte si interessa all’essere nel proprio settore specifico.

Il filosofo studia l’essere nei suoi supremi modi di esistere. Studia l’essere in quanto essere.

Questo studio è stato chiamato metafisica; non da Aristotele però (lui lo chiamò “filosofia prima”), ma dai suoi commentatori ed è rimasto un termine definitivo.
È l’essere “oltre la fisica” (metà tà physikà), è l’essere nei suoi primi principi.

E quali sono questi principi primi dell’essere?

I primi due che individua sono la “sostanza” e gli “accidenti”.

Aristotele osserva che ogni essere ha caratteristiche comuni con i suoi simili, e caratteristiche individuali che lo distinguono da ogni altro. Socrate, ad esempio, è uomo come Platone, ma come individuo è diverso da lui e da qualunque altro essere.

Ogni essere deve perciò anzitutto avere un principio che lo rende uguale ad altri esseri.

Questo principio è la sostanza. In Socrate, ad esempio, la sostanza è la sua humanitas, l’essere uomo, animale ragionevole, che lo rende in tutto identico a Platone e a qualunque altro uomo.
Sostanza non vuol dire il materiale con cui un essere è fatto, ma il principio primo che lo determina nel suo essere, che sostiene il tutto (sub-stantia, che sta sotto all’essere visibile), ciò che fa sì che un essere sia quello che è (un uomo è un uomo e non un cavallo); è un’idea universale, incarnata con delle caratteristiche individuali.

Le caratteristiche individuali in cui un’idea universale si è concretizzata sono denominate da Aristotele accidenti. Gli accidenti sono fattori casuali, che potrebbero essere anche in altro modo senza modificare la sostanza; sono caratteristiche “accidentali”, appunto, come piccolo, grande, bianco, nero, sano, malato…

Nell’indagine aristotelica, che tiene conto dei modi in cui queste caratteristiche si presentano nel nostro linguaggio, gli accidenti sono individuati in numero di nove, e sono questi: qualità (ad es. buono, cattivo, sano), quantità (grosso, piccolo), tempo (ieri, oggi), luogo (qui, là), modo di essere in un luogo (seduto, alzato), azione (uccidere), passione (cioè subire un’azione, essere ucciso), relazione (a destra, a sinistra), habitus (cioè abitudine: buono come modo abituale, cattivo, come modo abituale).

Ogni essere perciò ha un principio fondamentale che lo costituisce nella sua essenza, e delle caratteristiche particolari che lo distinguono dai suoi simili.

Si noti la grandezza di questa conclusione. L’uomo è sempre uomo, cattivo o buono che sia, bello o brutto, di destra, di centro o di sinistra…

L’idea di uomo non è mai annullata dai suoi accidenti, anche se questi fossero tutti negativi.

1 commento:

  1. La ricerca dei fondamenti dell'essere deve rimane sempre attuale, se non vogliamo cadere nell'errore di privilegiare le apparenze piuttosto che l'essenziale.

    Aristotele ci dà una esemplare testimonianza di ricerca razionale di questi principi fondamentali.

    Non è mai una ricerca inutile. Da qui parte il modo di leggere la realtà che ci circonda e la nostra stessa esistenza; nonché la possibilità di comunicare con gli altri.

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