mercoledì 26 agosto 2009

La Chiesa: un ponte tra Dio e l’uomo
















Una delle espressioni patristiche che meglio illustra la realtà del Cristianesimo è questa: “la grazia di Dio non distrugge la natura umana, ma la porta a compimento” (gratia non tollit naturam, sed perficit).

La fede cristiana, nel corso dei secoli e nei vari luoghi dove si è impiantata, ha accolto ciò che di più valido ha prodotto la cilvità con cui è venuta a contatto, dando ovunque vita a forme originali di cultura, senza rinunciare mai alle verità fondamentali del credo.

Ha preso la filosofia di Aristotele, cioè il meglio del pensiero umano, per illustrare per quanto è possibile con la ragione il mistero di Dio.

Ha valorizzato il patrimonio religioso dei cinesi, dando a Dio il nome Tien (il cielo), per portarli alla fede di Colui che abita i cieli.

Ha chiamato il successore di Pietro “Sommo pontefice” perché, se la religione è un ponte tra Dio e l’uomo, il capo della Chiesa è colui che in sommo grado tra gli uomini fa da guida in questa mirabile opera, e non certo l’imperatore romano.

Al tempo stesso ha usato il nome di Papa (babbo) e di “Servo dei servi di Dio” (servus servorum Dei), perché chi guida è a servizio di tutti, nello spirito dell'amore e della verità evangelica.

La Chiesa annuncia che Cristo, vero Dio, si è fatto vero uomo. E tutto ciò che Cristo ha assunto della natura umana è stato salvato. Per questo il cristiano apprezza nel profondo la realtà umana, creata e salvata da Dio.

A differenza degli eretici, che la realtà umana disprezzano in molti aspetti.

Diceva La Pira: “I veri materialisti sono i cristiani, che credono in un Dio fatto uomo”.

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