mercoledì 15 luglio 2009

Tempi moderni






L’epoca attuale è caratterizzata dal dominio assoluto del tempo. “Il tempo è tiranno”, e la nostra vita è scandita da orari implacabili: Non ho tempo, non c’è tempo, appena in tempo, tempo scaduto…

Se poi consideriamo lo scorrere degli anni, il tempo appare ancora più frustrante.

È maleducazione chiedere l’età ad una signora; ma ormai neppure gli uomini dicono volentieri la propria.

Si fa di tutto per rimanere giovani e i segni del tempo vengono smussati, stirati, restaurati, e resi (quasi) invisibili.

Tanti Dorian Gray in circolazione, dopo aver nascosto il vero ritratto in soffitta.

E proprio nella nostra epoca l’Esistenzialismo ha messo come punto centrale della sua visione della vita il tempo.

Heidegger ritiene che l’essere stesso dell’uomo si identifichi con il tempo (Sein und Zeit), e cioè che la vita umana non sia altro che un essere-per-la-morte. La temporalità è la caratteristica essenziale dell'essere, e quindi un fatale cammino verso l’annientamento, di cui ognuno deve prendere coscienza.

Questo drammatico approdo verso una visione nichilista e di cieco volontarismo, ha portato altri pensatori, di ispirazione cattolica, a riscoprire il valore del tempo come “giornale dell’anima” (Gabriel Marcel) e l’uomo come un viandante (homo viator) in cammino verso l’Assoluto, verso Dio, e non verso il nulla.

Impressionante, a questo riguardo, l’espressione di Georges Bernanos, nel momento della morte: “E ora, a noi due!”

Il tempo si conclude con l’ingresso nell’eternità.

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