domenica 31 maggio 2009

Racconto surreale: Donella e Fiorella


Ogni riferimento a persone o fatti reali è del tutto casuale




Non lo nego. La domenica vado a Messa. Appena sento suonare le campane, mi alzo da letto, come per riflesso condizionato pavloviano, e comincio a sistemarmi per le feste.

Quando la moglie, dopo avermi squadrato da capo a piedi, mi dà il nulla osta per uscire, mi incammino verso la Chiesa, ed entro quando il prete inizia la celebrazione; come entra lui, entro in contemporanea anch'io; è una coincidenza che non saprei spiegare...

Mi metto di solito nell’ultima panca; preferisco stare in fondo, forse perché mi considero un pubblicano, o forse per guadagnare prima l’uscita…

Tre quarti d’ora passano in fretta, tra canti e preghiere, e qualche occhiata meno devota qua e là. Più di tre quarti d’ora né io né il parroco potremmo resistere; si entrerebbe in crisi di astinenza, da caffè.

Il momento più noioso è quando fa la predica, e così in quella decina di minuti ne approfitto per smaltire l’ultimo residuo di sonno che mi sono portato da casa.

Ma quella mattina il prete aveva un tono di voce ancor più soporifero e già cominciavo ad appisolarmi. All’improvviso una voce femminile, che copriva quella del predicatore, mi ha svegliato dal sonno dogmatico, quasi come Kant dopo la lettura di Hume.

Ho alzato la testa sorpreso e ho visto una donna in piedi che dalla sua panca si rivolgeva al sacerdote: “Io non sono d’accordo con quello che lei sta dicendo! Sì, pace e fratellanza; ma tutto questo buonismo non mi pare evangelico. Bisogna anche lottare e non aver paura dei contrasti!”

La donna che le stava accanto la tirava per la manica del vestito, dicendole di stare zitta: “Per favore, Donella, basta!” Ma visto che non riusciva a farla smettere, anche lei ha cominciato a controbattere: “Va bene opporsi al male; ma sempre con amore e rispetto”. “Sì, tu sei sempre per l’amore e il rispetto… ma occorre anche la lotta, cara Fiorella!”

Il sacerdote, dall’alto del suo ambone, era rimasto senza parole e faceva cenno con le mani alle due donne di tacere. Ma neppure S. Paolo ci sarebbe riuscito, ormai.

Ed ecco che da un’altra parte della Chiesa si alza un giovanotto: “E lo Spirito Santo? ce ne siamo dimenticati? È Lui che ispira momento per momento ciò che dobbiamo fare”.
“Ma stai zitto, tu” - interviene subito un altro- “ragioni come un protestante. Lo Spirito Santo va bene. Ma è il papa che lo interpreta in modo infallibile!”

La cosa cominciava a interessarmi talmente che avrei voluto parlare anch’io. Anzi, chissà come, le mie parole erano già partite senza darmi alcun preavviso:

“Io dico che tutti abbiamo diritto ad esprimere la nostra idea; ma una guida ci vuole. Se no, succede come in famiglia, dove ognuno fa quel che gli pare, e alla fine diventa un manicomio!”

Veramente, a casa mia c’era chi comandava… ma io, preso dalla foga del discorso, me n'ero dimenticato.

Mi son guadagnato la solidarietà di tutti, compresa quella del parroco, che ne ha approfittato subito per riportare la calma in Chiesa e finire rapidamente il suo discorso.

Da quella domenica, alla predica, non dormo più, in attesa che Donella o Fiorella alzi la mano per dire ancora una volta la sua.



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