venerdì 27 febbraio 2009

Chiesa e scienza: oscurantismo?






Di fronte a coloro che accusano la Chiesa di oscurantismo e sembrano aver dimenticato come siamo giunti alle conquiste scientifiche attuali, mi pare necessario rinfrescare la memoria a questi “smemorati di Collegno” che circolano nel web.

“Noi siamo come dei nani, portati sulle spalle di giganti; vediamo più lontano non perché siamo più alti, ma perché siamo posti più in alto”. Questa celebre frase di Bernardo di Chartres (sec. XII), dovrebbe far abbassare la cresta a tanti saccenti studiosi, che si trovano ad avere ereditato una fortuna immensa, senza aver faticato quasi per nulla.

Vogliamo dunque ricordare in questo articolo come il nostro sapere, di cui andiamo giustamente fieri, si è sviluppato, ripercorrendone alcune tappe, dalla caduta del mondo antico classico.

Mentre i “barbari” nell’alto Medioevo si davano da fare per saccheggiare e distruggere, i monaci e i chierici salvarono la civiltà, copiando a mano migliaia di opere classiche di ogni genere: letteratura, matematica, geometria, architettura, agricoltura, filosofia, teologia, grammatica, astronomia, medicina… Senza le migliaia di monasteri e di scuole episcopali di tutta Europa, oggi saremmo ancora analfabeti.

Passato il furore barbarico, frenato e vinto dall’eroico comportamento della Chiesa, i nuovi popoli vennero educati al lavoro e alla civile convivenza. Si ricostruirono le strade e i ponti; si regimarono le acque; si costruirono mulini e gualchiere; si insegnò la coltura dei campi e l’allevamento del bestiame. Pianure e colline tornarono ad essere lavorate “fin dove poteva giungere la falce e l’aratro” e ritornarono le preziose coltivazioni della vite e dell’ulivo.

Riprendono vita le città e si ammantano col passare dei secoli di straordinarie opere d'arte: romanico, gotico, rinascimento, barocco. Le città stesse sono un'opera d'arte: Venezia, Pisa, Siena, Firenze, Roma, Amalfi, Lecce, Monreale, Palermo... senza parlare delle innumerevoli cittadine: come toscano citerò solo S. Gimignano, Cortona, Massa Marittima, Volterra.

Il monaco Guido d'Arezzo, vero "padre della musica", inventa l'alfabeto musicale intorno al 1000. Senza la notazione guidoniana non sarebbe possibile scrivere neppure una canzonetta; figuriamoci un'opera di Mozart o una sinfonia di Beethoven.

Le università sono ancor oggi la fondamentale struttura del sapere superiore. Nacquero intorno al 1100 in moltissime città d'Europa, per prima Bologna.
Per tutti vale il motto della Schola di Chartres: “In tutte le cose si deve ricercare la spiegazione razionale”. È in queste scuole che si forma il sapere dell’Occidente.
Si svilupparono in questo periodo gli ospedali, che portano ancor oggi nomi cristiani; nati già nei primi secoli del cristianesimo, sono uno dei frutti più belli dello spirito evangelico, che vede nel malato e nel sofferente l'immagine stessa di Cristo.

Venne anche acquisito l’apporto di altre culture, come quella araba e quella ebraica. Le conoscenze matematiche, astronomiche, cartografiche del mondo musulmano, che era venuto a contatto con le grandi civiltà orientali, furono strumenti preziosi per ampliare lo scibile umano. Il Liber abbaci del pisano Fibonacci (1202) è il primo libro di matematica dell’Europa moderna.

D’altra parte i grandi viaggiatori, come Giovanni di Pian del Carpine e Marco Polo, ampliarono gli orizzonti geografici del mondo conosciuto.
Senza il Milione di Marco Polo, e senza l’opera del suo contemporaneo frate Ruggero Bacone, che già parlava della possibilità di attraversare l’oceano tra Spagna e India (“mare strictum”), non ci sarebbe stata l’impresa straordinaria di Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America, nel 1492.

Il sapere trovò inoltre uno straordinario strumento di diffusione con l'invenzione della stampa ad opera di Giovanni Gutenberg. Il primo libro stampato fu la Bibbia (1455), nel latino della Vulgata.

Il canonico polacco Nicolò Copernico descrisse per la prima volta in maniera chiara il sistema eliocentrico nel "De revolutionibus orbium coelestium" (1543). Si trattò di una “rivoluzione” scientifica di portata incalcolabile.

Dante aveva detto nella Divina Commedia:

“Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza” (Inf. XXVI, 119-120).

Mentre il sapere universitario progrediva in modo mirabile, veniva impostato il sistema scolastico elementare e medio (soprattutto il liceo). È un merito dei Gesuiti, che nel Collegio Romano (1551) e poi in forma generalizzata nella Ratio Studiorum del 1599 introdussero per la prima volta la divisione della scuola in classi secondo l’età cronologica degli alunni, con le materie e i programmi relativi a ogni singolo anno, e il passaggio da un ciclo all’altro mediante esami.
Una rivoluzione pedagogica e didattica, che ha costituito la spina dorsale della scuola nel mondo, e che ancor oggi ha pieno valore. Non è un caso che alla scuola dei Gesuiti si siano formati i più grandi geni della cultura, da Cartesio, a Voltaire, a Joyce, a Lemaitre.
È merito particolare dei cristiani protestanti la diffusione della scuola elementare. Comenio rappresenta uno dei più appassionati e valenti pedagogisti dell’epoca moderna.

L’Umanesimo e il Rinascimento sono il punto di arrivo di tutta la cultura precedente, che si arricchisce ora di nuove acquisizioni e conoscenze del mondo classico.
L'humanitas greco-latina si incontra di nuovo con il genio cristiano. Nasce da qui una nuova visione del mondo in cui la bellezza, l’armonia, la sapienza umana è la manifestazione più perfetta della sapienza divina; si cerca anche nell'arte la "divina proportione", come dirà Piero della Francesca.
Pico della Mirandola esprimerà questo concetto nel “Discorso sulla dignità dell’uomo”: l’uomo con la sua libertà ha davanti a sé due prospettive; o giungere fino a Dio, o abbassarsi sotto il livello degli animali.
Michelangelo riassume tutta la grandezza di questo straordinario periodo della storia umana. Di fronte al suo David il Vasari commenta ammirato che sono stati battuti "anche gli antichi greci"; e quando fu scoperta la volta della Cappella Sistina la gente rimase "mutola e trasecolata".
Lo studio della natura, “iuxta propria principia” (nei suoi stessi princìpi), è il fondamento per capire la creazione, immagine e segno di Dio.

In questo grande cammino, che apre la strada a ulteriori ricerche artistiche e scientifiche, caratterizzate dal naturalismo illuminato dalla fede (Caravaggio nell’arte, Cartesio nella filosofia e nella scienza), ci sono i gravi fatti di Giordano Bruno e Galileo.
Il primo viene condannato e arso vivo come eretico, in quanto negava le verità principali della fede e come sacerdote così insegnava. Si tratta certamente di un fatto atroce, che purtroppo si inseriva in un clima di intolleranza verso l’eresia, che coinvolgeva tutte le varie confessioni cristiane.
Per quanto riguarda Galileo, si trattò di un infelice e grave errore da parte di alcuni teologi (quelli del S. Uffizio di Roma), che dimostrarono di non conoscere neppure la teologia.
Era passato quasi un secolo dalla pubblicazione dell’opera di Copernico, dedicata al Papa, e il sistema copernicano veniva insegnato nelle università insieme a quello tolemaico; in altre parti del mondo, come in Cina, i Gesuiti stessi insegnavano, come astronomi di corte, il sistema copernicano.
La condanna di Galileo(1633) perciò è inqualificabile per dei teologi: già S. Agostino e S. Tommaso avevano affermato che la Bibbia non insegna la scienza, perché sarebbe piena di errori e di antropomorfismi; la Bibbia insegna verità di fede e di morale. Galileo stesso, da vero cristiano qual era, diceva: “La Bibbia non insegna come va il cielo, ma come si va al cielo”.

L’Illuminismo nasce nell’Europa cristiana, cattolica e protestante. È una cultura che dà grande importanza alla ragione umana, intesa come valore universale, e immagine di Dio creatore e ordinatore dell’universo. Coloro che pensano che l’illuminismo sia ateo sbagliano gravemente. Locke, Newton, Leibniz, Voltaire, Rousseau, Kant, etc., sono credenti in Dio. Anzi, il loro giudizio sull’ateismo è molto severo.
La fratellanza umana è fondata sulla creazione divina, così come la tolleranza, che è uno dei principali apporti di questa nuova filosofia. Gli “immortali principi” del 1789, agli inizi della Rivoluzione francese, nascono con questo spirito.
È anche vero che parte degli illuministi non accettano i dogmi della Chiesa (cattolica e protestante), e quindi si assiste ad un progressivo distacco tra ragione e fede.
Ma la ragione è ancora legata per quasi tutti al riconoscimento dell’esistenza di Dio (deismo), di cui l’uomo è creatura e immagine più alta.

La prima vera frattura tra ragione e pensiero religioso avviene nel periodo giacobino della Rivoluzione francese. La ragione diventa essa stessa una nuova divinità (“Dea Ragione”); la critica alla Chiesa diventa persecuzione violenta e sanguinosa. In nome della ragione rivoluzionaria e anticristiana vengono sterminate intere popolazioni, soprattutto della Vandea, ma anche della Bretagna e della Normandia.
Anche la scienza, quando non è funzionale al progetto rivoluzionario, viene condannata. Si assiste così alla chiusura dell’Accademia delle Scienze, vanto e orgoglio della Francia, e viene ghigliottinato il più grande scienziato del tempo, Antonio Lavoisier, il padre della chimica moderna (1794).
La frattura tra mondo scientifico e pensiero religioso continua e si approfondisce poi con il Positivismo; per molti scienziati la scienza diviene una vera e propria “fede”, che esclude Dio. La pretesa di svincolare la ricerca scientifica da principi morali assoluti è all’origine di aspre polemiche ancora attuali.

Nella presente situazione la Chiesa invita anzitutto a riscoprire, nelle varie discipline scolastiche, il grande patrimonio culturale dei secoli trascorsi, che non ha eguale nella storia umana.

È anche consapevole degli errori commessi nei secoli passati, soprattutto nei confronti di coloro che si sono opposti alla costruzione della “città cristiana”, come gli eretici, che furono perseguitati e molti di essi uccisi. Per le sue colpe ha chiesto pubblicamente scusa.
Ma, per correttezza, si deve anche ricordare che fece più morti la Rivoluzione francese in 5 anni (250.000), che l’Inquisizione in 5 secoli.

Inoltre, per quanto riguarda il rapporto tra scienza e ragione umana, la Chiesa continua a portare il suo preciso e prezioso contributo, che si può riassumere nell’affermazione: “Non tutto ciò che è tecnicamente possibile, è moralmente lecito”.
Ci sono alcuni valori che non sono negoziabili, per usare una bella frase di Benedetto XVI.
Sono anzitutto i valori della persona umana, che la ragione stessa, usata correttamente, scopre come universali.
In questo senso, una collaborazione tra scienza e ragione (illuminata anche dalla fede) è possibile e doverosa.

Vedremo nel prossimo post quali conseguenze ha portato nel XX secolo la pretesa “laica” di sganciare la scienza dai valori morali e religiosi.





Foto in alto: Nicolò Copernico, monumento bronzeo nella sua città natale di Torun (Polonia), opera di C. F. Tieck (1853)

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