mercoledì 21 gennaio 2009

È iniziato il carnevale. “Vesti la giubba e la faccia infarina…”




I Pagliacci (1892). È nota la vicenda narrata e musicata da Ruggero Leoncavallo.

In una compagnia teatrale Canio (che impersona Pagliaccio) scopre che sua moglie Nedda (Colombina) lo tradisce, ma non ha visto con chi e ne vuol sapere il nome per vendicarsi.
Durante la recita della commedia, che descrive proprio la vicenda di un tradimento coniugale, finzione e realtà finiscono per confondersi. Il desiderio di vendetta di Canio, fino ad allora malamente represso (Vesti la giubba), finisce in tragedia; Canio-Pagliaccio uccide Nedda-Colombina, e il suo amante Silvio accorso per difenderla.

Il capolavoro di Leoncavallo è considerato il manifesto del verismo musicale italiano.

Vesti la giubba, cantata da Canio, è l’aria più nota. Molti avranno presente la scena del film Gli Intoccabili, quando Al Capone (Robert De Niro) ascolta commosso a teatro questo brano, mentre fa assassinare il poliziotto Malone (Sean Connery).

Noi la ripresentiamo perché molti conoscono solo la parte finale (Ridi Pagliaccio). Ed anche perché l’opera tocca un tema davvero affascinante: realtà e fantasia spesso si intrecciano, come accade nel mondo in maschera del carnevale, e talvolta nel mondo del web.

Bellissima l’interpretazione di Pavarotti. La più celebre rimane quella di Enrico Caruso, immortalata in un disco del 1907, che vendé allora più di un milione di copie.



Vesti la Giubba

Recitar! Mentre preso dal delirio
non so piu quel che dico
e quel che faccio!
Eppur, è d'uopo, sforzati! Bah,
sei tu forse un uom? Ah! ah! ah!
Tu se' Pagliaccio!

Vesti la giubba e
la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio e ognun applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor.
Ah!
Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto!
Ridi del duol che t'avvelena il cor!

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