venerdì 23 gennaio 2009

Buffoni e cortigiani, vil razza dannata...




Buffoni, cortigiani, banditi, persone che giocano con i sentimenti e con la vita umana. E la commedia si trasforma in tragedia.
Questo è il Rigoletto (1851).

Lo sgraziato buffone di corte, beffardo e cinico con gli altri, ma tenerissimo padre, dopo avere scoperto che sua figlia Gilda è stata rapita dai cortigiani, e proprio con il suo inconsapevole aiuto, per farla finire tra le braccia del Duca di Mantova, inveisce e minaccia davanti alla camera da letto del suo padrone.

“Cortigiani, vil razza dannata!…”

In questa celebre aria, punto centrale dell’opera, dall’iniziale falsa indifferenza di Rigoletto, che cerca di capire chi c’è dietro la porta di quella camera, e dagli sberleffi dei cortigiani, si arriva alla feroce invettiva e alla supplica finale di un padre disperato.

Giuseppe Verdi fa vibrare tutte le corde musicali. Raramente è dato trovare, in così breve spazio, una tale ricchezza tematica.

La potente, duttile e armoniosa voce del grande baritono Renato Bruson esprime alla perfezione questa varietà di toni.


Scena terza
Marullo, Ceprano, Borsa, altri Cortigiani, poi Rigoletto dalla destra.

MARULLO Povero Rigoletto!...
CORO Ei vien!... Silenzio.
(Rigoletto entra la scena affettando indifferenza)
TUTTI Oh buon giorno, Rigoletto...
RIGOLETTO (Han tutti fatto il colpo!)
CEPRANO Ch'hai di nuovo,
buffon?...
RIGOLETTO Che dell'usato
più noioso voi siete.
TUTTI Ah! ah! ah!
RIGOLETTO
(spiando inquieto dovunque)
(Dove l'avran nascosta?)
TUTTI (Guardate com'è inquieto!)
RIGOLETTO Son felice
che nulla a voi nuocesse
l'aria di questa notte.
MARULLO Questa notte!...
RIGOLETTO Lì... Ah fu il bel colpo!...
MARULLO S'ho dormito sempre!
RIGOLETTO Ah, voi dormiste!... Avrò dunque sognato!...
(s'allontana, e vedendo un fazzoletto sopra la tavola ne osserva inquieto la cifra)
TUTTI (Ve', come tutto osserva!)
RIGOLETTO (Non è il suo.)
Dorme il Duca tuttor?
TUTTI Sì, dorme ancora.

Scena quarta
Detti e un Paggio della duchessa.

PAGGIO Al suo sposo parlar vuol la duchessa.
CEPRANO Dorme.
PAGGIO Qui or or con voi non era?
BORSA È a caccia...
PAGGIO Senza paggi!... senz'armi!...
TUTTI E non capisci
che vedere per ora non può alcuno?...
RIGOLETTO
(che a parte è stato attentissimo al dialogo, balzando improvviso tra loro prorompe)
Ah! ella è qui dunque!... Ella è col Duca!...
TUTTI Chi?
RIGOLETTO La giovin che sta notte
al mio tetto rapiste...
TUTTI Tu deliri!
RIGOLETTO Ma la saprò riprender... Ella è là...
TUTTI Se l'amante perdesti, la ricerca
altrove.
RIGOLETTO Io vo' mia figlia...
TUTTI La sua figlia...
RIGOLETTO Sì... la mia figlia... D'una tal vittoria...
Che?... adesso non ridete?...
Ella è là!... la vogl'io... la renderete.
(corre verso la porta di mezzo, ma i cortigiani gli attraversano il passaggio)

RIGOLETTO

Cortigiani, vil razza dannata,
per qual prezzo vendeste il mio bene?
A voi nulla per l'oro sconviene!...
ma mia figlia è impagabil tesor.
La rendete... o se pur disarmata,
questa man per voi fora cruenta;
nulla in terra più l'uomo paventa,
se dei figli difende l'onor.
Quella porta, assassini, m'aprite:
(si getta ancora sulla porta che gli è nuovamente contesa dai gentiluomini; lotta
alquanto, poi torna spossato sul davanti)
ah! voi tutti a me contro venite!...
(piange)
Ebben, piango... Marullo... signore,
tu ch'hai l'alma gentil come il core,
dimmi tu dove l'hanno nascosta?...
È là? non è vero?... tu taci!... perché?
Miei signori... perdono, pietate...
al vegliardo la figlia ridate...
ridonarla a voi nulla ora costa,
tutto al mondo è tal figlia per me.

(F. M. Piave)

Nessun commento:

Posta un commento