venerdì 26 dicembre 2008

Dopo il Natale, Santo Stefano. C'è un perché, anzi due.



Dopo la nascita di Gesù, si ricorda il primo martire cristiano, Stefano. Venne lapidato fuori della città di Gerusalemme per la sua fede. Morì perdonando i suoi uccisori (Atti degli Apostoli, 7, 60).

Unendo il Natale del Signore al martirio di Stefano la chiesa ammonisce che essere cristiani significa saper affrontare anche la persecuzione.

“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, così scrisse nel 197 d. C. Tertulliano, nel periodo delle persecuzioni romane.

Già nel maritiro di Stefano si può constatare la verità di questa affermazione: coloro che lo lapidarono “deposero il loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo” che approvò la lapidazione (Atti degli Apostoli, 7, 58; 8, 1).

Quel giovane, che fece il “guardarobiere” agli uccisori di Stefano, in seguito si convertì, cambiò nome e divenne l’apostolo Paolo.

C’è un secondo motivo per cui la chiesa ricorda S. Stefano dopo il Natale del Signore.

I santi sono festeggiati normalmente nel giorno della loro morte, che la fede considera il “dies natalis”, il giorno della nascita al cielo.

Si nasce tutti peccatori, e speriamo di rinascere tutti santi.

Ovviamente quando sarà il momento, e ci auguriamo non a colpi di pietre…



Foto in alto: Cattedrale di S. Stefano (sec. XV), Vienna. Il tetto è ricoperto da 250.000 tegole di maiolica colorata.

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