martedì 11 novembre 2008

Il senso religioso




Ho visto che nessun argomento, nemmeno Berlusconi, riesce a far discutere tanto, quanto gli argomenti religiosi. In questi giorni nel web ho avuto di nuovo kilometriche diatribe con persone non credenti.

Quando dico non credenti non è solo un modo di dire; ci sono persone che negano proprio tutto: non esiste Dio, non è esistito Gesù, la Chiesa esiste ma è stata inventata dagli uomini.
Questo rifiuto totale viene però accompagnato da una tale carenza di argomentazioni, che mi lascia stupefatto.

Proverò pertanto a riportare sul solido terreno della ricerca razionale e documentaria la questione religiosa. In questo post parlerò degli aspetti razionali del sentimento religioso; nel prossimo, della storicità di Gesù; e se la cosa interesserà, aggiungerò un post sulla Chiesa.

Cercherò di essere breve, sia perché molti di questi argomenti li ho già trattati, sia perché la brevità permette meglio di “ruminare” gli argomenti proposti.

L’esistenza di Dio

L'esistenza di Dio non è solo un fatto di fede. È anzitutto un’esigenza della ragione. Si arriva a Dio perché bisogna spiegare questo nostro mondo in divenire. Il mondo che vediamo è giunto a noi da una lunga evoluzione precedente. Quanto lunga?

Se la risposta è: da un numero finito di miliardi di anni (quindici, di più) è necessario concludere che qualcuno abbia dato inizio al tutto, con il big bang; un essere che non appartiene ovviamente a questo mondo a cui ha dato inizio; ma totalmente diverso, trascendente, assoluto, cioè Dio.

Se la risposta è: da un numero infinito di anni, il problema si sposta all’indietro, fino all’infinito, ma non si risolve mai, perché il mondo avrà sempre bisogno di una causa precedente, e dunque non può iniziare. Ma siccome il mondo esiste e nella sua catena di esseri è giunto fino a noi, deve avere avuto un inizio.

In ogni caso perciò occorre ammettere un Essere eternamente presente, assoluto, cioè ontologicamente diverso e distinto dal creato, che ha dato inizio ed esistenza a questo mondo in divenire, sia che si parta da 15 miliardi di anni fa, sia che si parta da un tempo infinito.

L’esistenza di Dio è dunque un’esigenza della nostra ragione e del nostro cuore inquieto.


Come conclusione riporto una serie di affermazioni su Dio di famosi pensatori e scienziati.

Aristotele: “Nel divenire dei motori mossi, occorre giungere a un primo motore immobile. Bisogna fermarsi” (Metafisica, XII).

Agostino: “O Signore, ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” (Confessioni, inizio).

Tommaso: “Gli esseri del mondo hanno l’esistenza. Dio è l’esistenza stessa” (De ente et essentia).

Cartesio: “Datemi materia e movimento e vi costruirò il mondo” (Meditazioni metafisiche).

Galileo: "La natura è come un libro il cui autore è Dio" (Lettera a P. Benedetto Castelli).

Newton: “Questa elegantissima compagine del sole, dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno e la potenza di un essere intelligente e potente. Egli regge tutte le cose non come anima del mondo, ma come signore dell'universo. E a causa del suo dominio suole essere chiamato Signore-Dio, pantokrator” (Principi matematici di filosofia naturale).

Voltaire: “Non è più agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato” (Trattato sulla tolleranza, preghiera finale).

Rousseau: “Tutto è buono ciò che esce dalle mani dell’Autore della natura, tutto si corrompe nelle mani dell’uomo” (Emilio, incipit).

Kant: “Due cose mi riempiono di stupore: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” (Critica della ragion pratica, explicit).

Maxwell: Il libro della natura si mostra agli occhi dello scienziato come ordinato e armonioso, rivelando l'infinita potenza e saggezza di Dio nella sua irraggiungibile ed eterna verità.

Einstein: “Dio non gioca a dadi con il mondo”.

Dostoewskij: “Se Dio non esiste, tutto è permesso” (I fratelli Karamazov).




Foto in alto: "L'albero della vita" (1950), H. Matisse (Cappella del Rosario di Vence, Nizza)

5 commenti:

  1. Ciao, è tanto che non commento più ma su questo non posso esimermi ^_^
    Tu (e intendo coloro che affermano la necessità che occorre ammettere un Essere eternamente presente, assoluto, cioè ontologicamente diverso e distinto dal creato, che ha dato inizio ed esistenza a questo mondo in divenire) dimostri che Dio deve esistere dicendo che se non esistesse non si spiegherebbe l'inizio del nostro mondo in divenire... e chi ha detto che ci sia un inizio dal nulla? Perché allora dovrei chiederti e DIO? Inventiamo un Essere eternamente presente perché non possiamo accettare un Universo eternamente presente?
    Tu mi risponderai con difficili soluzioni filosofiche a cui non saprò ribadire ma nella mia idea il concetto di Universo Assoluto Infinito non è così diverso da Dio che tu chiami a crearlo... perché poi è necessario dare a Dio un carattere? ..perché Dio che crea l'Universo è Un Essere Pensante, Cosciente? Non potrebbe essere pura Energia senza alcuna Volontà? In fondo niente si crea, niente si distrugge ma tutto si trasforma... :-)
    Beh, ho sintetizzato troppo ma esigenze di commento e di tempo reale lo impongono.. non so se sono riuscita a farti intravedere il mio pensiero di non credente.
    Un saluto, Lisa

    RispondiElimina
  2. Carissima Lisa, anzitutto ben trovata :-)

    lasciamo da parte Dio, e analizziamo la realtà. La nostra esperienza (tutto parte da lì) ci dice che ogni cosa ha una causa che la precede, e la realtà che abbiamo davanti è causata tutta dalla realtà che c'era un attimo fa.

    Il problema è tutto qui. Questa realtà ha bisogno SEMPRE di una causa, anche se sposti indietro l'orologio del tempo fino all'infinito.

    Per questo motivo la nostra mente è COSTRETTA a pensare ad un essere che non sia in divenire, ma nel pieno, totale e simultaneo possesso dell'essere, cioè Dio.

    Eterno non significa che Dio è più vecchio del mondo o quanto il mondo, ma che ha la perfezione dell'essere nella simultaneità del possesso, e quindi non diviene; Dio semplicemente È (non era, è e sarà, come si dice per abitudine).

    Se Dio esiste, allora l'origine del mondo non ha problemi, perché può essere creato da Dio sia 15 miliardi di anni fa, come da sempre, perché Dio È sempre; in lui non esiste lo scorrere del tempo, e il mondo avrebbe in Dio quella ragione sufficiente per esistere, che altrimenti gli mancherebbe.

    L'eternità del mondo (se il mondo è eterno) è una eternità in MOVIMENTO, e quindi ha sempre bisogno di una causa.
    Non so se avverti la forza di questo "aver bisogno di una causa". Non ha cioè in sé la ragione sufficiente per sostenersi, proprio dalle caratteristiche che mostra (diviene, cioè viene da altro, che viene da altro, che viene da altro...).

    È necessario quindi ammettere un essere che sia radicalmente (ONTOLOGICAMENTE) diverso dal mondo; un essere eterno nel simultaneo, totale e perfetto possesso dell'esistenza.

    L'assioma "niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma" si riferisce ovviamente al mondo già esistente. Ma non risponde certo alla domanda dell'origine di un mondo in perenne divenire ("si trasforma"). Anzi, in certo senso la frase di Lavoisier (che era un credente, e fu ghigliottinato), implicitamente fa capire che "niente si crea" all'interno del mondo; e quindi tanto meno il mondo stesso è sorto dal nulla con le sue forze immanenti.

    Ma Dio chi lo ha posto? Questa domanda va bene per il mondo, perché è ciò che la nostra ragione chiede al mondo, dopo averne fatto esperienza.

    Per l'essere di Dio la nostra ragione chiede che sia l'Essere perfetto, nel totale e simultaneo possesso dell'esistenza, proprio per spiegare il divenire del mondo.

    Dio è, il mondo diviene.

    Dio non è stato posto, ma semplicemente È; egli è l'essere perfettissimo, che dà origine e sostiene tutte le cose con la sua onnipotenza.

    Che Dio abbia un "carattere", anzi che Dio sia il bene, è la conseguenza dell'essere. Più l'essere è perfetto, più è buono. Il male (ti ricordarai S. Agostino!) è una diminuzione di essere (pensa le malattie, o le cattiverie). L'essere perfetto, che ha in sé tutta la potenza dell'essere,l'onnipotenza, non può che essere il Bene sommo.

    Scusa della lunga risposta :-)

    Ciao!

    RispondiElimina
  3. Buongiorno ^_^
    Grazie della risposta: anche se il tema non è, a mio modo di vedere, univocamente solubile se ne potrebbe parlare all'infinito [ :-) ] mi è piaciuto parlarne con te.
    Alla prossima occasione, Lisa

    RispondiElimina
  4. Grazie a te Lisa :-)

    Anch'io ho avuto grande piacere a incontrarti qui :-)

    Ciao!

    Ps.

    Nella discussione che ho avuto in un aggregatore ho fatto riferimento al nostro colloquio, e ho dovuto riassumerlo. Lo riporto come sintesi di tutto il post:

    La nostra ragione chiede al mondo la causa del suo divenire. Quindi è giusto chiedere alle cose naturali: questa cosa viene da un'altra, da un'altra, da un'altra...

    Poichè in questa catena di cause ed effetti non si trova la spiegazione ultima del mondo (la ragion sufficiente), allora la nostra ragione postula l'esistenza di un essere che sia totalmente diverso e fuori da questa catena del divenire (altrimenti anche a lui si applicherebbe la domanda: e Dio chi lo ha fatto?); un essere cioè che abbia la totale, piena e siumultanea perfezione dell'esistenza. Non un essere che diviene come il mondo; ma un essere che semplicemente È, nell'eterno presente. Se Dio viene pensato come uno degli esseri del mondo, anche se il primo, non si esce dal labirinto.

    Alla domanda: e Dio chi lo ha creato? rispondo perciò così: Dio non diviene, non è causato, ma semplicemente È; è la totalità e perfezione dell'essere.

    Il mondo invece diviene. E siccome diviene, al mondo non si può applicare la caratteristica fondamentale di Dio, di essere perfetto, cioè incausato.

    Che Dio non sia una forza cieca, ma il bene sommo, è una conseguenza dell'essere. L'essere è in sé e per sé bene; il male è diminuzione e privazione di essere. L'essere perfetto, Dio, è perciò anche per la nostra ragione il bene sommo.

    12 novembre 2008 13.02

    RispondiElimina
  5. Dio si cerca , è un viaggio dentro di noi come intorno a noi...
    http://vangeloditommaso.blogspot.it

    RispondiElimina