martedì 18 novembre 2008

E ora, a noi due! I fondamenti della fede cristiana















Nessuno può vivere senza una fede.
O si crede a Dio o si crede al Caso; o si crede che dopo la morte c’è la vita eterna, o si crede che dopo la morte non c’è nulla; o si crede che esistono valori non negoziabili, o si crede che i valori morali cambiano con i tempi; e così via.

Quelli che pensano che i credenti in Cristo siano persone strane, perché hanno una fede nel trascendente, in ciò che li supera, non si accorgono di essere altrettanto strani, perché anch’essi, forse senza saperlo, vivono di fede.

Che cos’è il Caso, se non una divinità misteriosa? E affermare che dopo la vita non c’è niente, non è un atto di fede? qualcuno ha visto che cosa c’è dopo la morte? E il dire che la morale cambia con il cambiare dei tempi non è fare una scelta arbitraria, che va oltre il sentimento di una legge universale impressa in ogni essere umano?

Ognuno perciò ha una sua fede, o religiosa o laica. Anche chi non crede a niente, crede al niente (se ci riesce…).

Qui si tratta di vedere perché i cristiani credono in Gesù Cristo come vero Dio, che si è fatto uomo per la nostra salvezza, cioè per insegnarci a vivere in questo mondo e ad aver fede nella vita eterna.

I motivi della fede in Cristo sono estremamente semplici, e si possono riassumere in tre punti fondamentali, come già Origene ha enunciato nell’epoca in cui il cristianesimo era ferocemente perseguitato e il mondo era ancora in gran parte pagano. Origene stesso soffrì il martirio, sotto l’imperatore Decio.

1. Anzitutto c’è la testimonianza degli apostoli, di coloro cioè che vissero con Gesù, furono testimoni delle sue parole e delle sue opere prodigiose in vita e, dopo la sua morte in croce, lo videro risorto e poterono toccarlo con mano. Questa testimonianza è descritta nel Nuovo Testamento e in particolare nei Vangeli.
La risurrezione di Gesù trasformò gli apostoli; da uomini comuni, essi divennero coraggiosi annunciatori del lieto annunzio, e preferirono subire il martirio piuttosto che rinnegare la loro fede. Considerando il prima e il dopo la risurrezione, lo straordinario cambiamento di questi uomini comuni non è spiegabile senza un’esperienza straordinaria: la risurrezione di Gesù, cioè la certezza assoluta che Gesù era veramente risorto, era Dio.

2. Il secondo punto è il cambiamento di vita di coloro che si convertivano alla fede cristiana. Era un’esperienza esaltante. Per primi furono soprattutto i ceti popolari e le categorie di persone più disprezzate e meno considerate: schiavi, donne, gente emarginata e perfino i delinquenti (sono parole del pagano Celso). Un’altra categoria che sentì subito il fascino del messaggio cristiano furono i soldati: moltissimi si convertirono presto alla fede, e ne subirono anche le conseguenze. Il mondo romano si reggeva sul valore militare (virtus) e i cristiani predicavano la pace. Numerosi soldati vennero passati per le armi; una legione intera, la legione Tebea, guidata da S. Maurizio, preferì essere giustiziata piuttosto che combattere contro ‘i nemici’, ormai considerati fratelli. Fu il primo caso di obiezione di coscienza in massa. Anche i dotti e i filosofi cominciarono a sentire l’attrazione verso questa nuova ‘filosofia’, che superava le assurdità del politeismo e valorizzava le virtù morali e i semi di verità (logoi spermatikoi) presenti nella cultura ellenistica. Proprio ad Alessandria, la capitale di questa cultura, iniziò in grande stile l’incontro tra pensiero cristiano e mondo classico.

3. Questa esperienza di vita nuova in Cristo nella comunità dei credenti, che è la Chiesa, è continuata nel corso dei secoli fino ad oggi. Ogni persona trova nella fede in Cristo Risorto la forza di risorgere, qualunque sia la sua situazione. Ne danno testimonianza i grandi santi, da S. Agostino, a S. Benedetto, a S. Francesco, a S. Caterina da Siena, a S. Teresa d’Avila, a Giovanni Paolo II, e tutte quelle persone che senza clamore, nella vita quotidiana, si prodigano per il bene altrui, specie per i più emarginati. Ma tutto questo non è sufficiente se uno non incontra Cristo personalmente; se Cristo non entra concretamente nella vita di una persona, non è sufficiente né la testimonianza degli apostoli nei vangeli, né la testimonianza di tante persone che hanno trovato in Cristo la salvezza. Egli rimane un estraneo.
Si incontra Cristo quando si riceve un sacramento; si incontra Cristo quando si incontra un vero cristiano, quando si incontra una comunità che vive nell’amore la fede che professa; si incontra Cristo quando, delusi da tante esperienze negative, si ha il coraggio di rivolgersi a Lui che ha detto: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò sollievo” (Mt 11, 29).

Ma bisogna avere anche il coraggio di riconoscere che, con le nostre sole forze, la vita non può essere affrontata; se non altro nel momento supremo.
Mi ha sempre colpito la frase di un grande scrittore cattolico, Bernanos. Nel momento della morte sussurrò queste parole: “E ora, a noi due!”




Foto in alto: "Vocazione di S. Matteo", Caravaggio (1600), Chiesa di S. Luigi dei Francesi, Roma.

2 commenti:

  1. Post da parte di chi non è così fortunato ad avere le Tue certezze:
    1) quali sarebbero le prove "storiche", oltrechè la mitologia (nuovo testamento e vangeli) delle opere (miracoli e resurrezione) di Gesù?
    2) Ceti popolari: già, proprio loro, i "poveri di spirito". E' molto difficile convertire uno ricco di intelletto, vero? Ammenochè ciò non avvenga per interesse...
    3) La fede è innata nel subconscio, una medicina per lo spirito, ed ha effetti "farmacologici" curativi per il benessere della mente. Ma della mente del povero di spirito.

    Cordialmente...

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  2. Caro amico :-)

    1) ma i vangeli sono documenti storici, poiché sono stati scritti da gente che ha visto e si è documentata (Prologo del Vangelo di Luca), hanno riscontri precisi negli storici del tempo (Giuseppe Flavio, Plinio il Giovane, Tacito); e sono documenti storici le lettere di S. Paolo, ricche di riferimenti precisi e databili, così come gli Atti degli Apostoli, etc.
    Sono documenti "di parte", certamente, ma è indiscutibile che quelle persone che hanno visto Gesù, i suoi miracoli e la sua risurrezione, hanno poi testimoniato fino al sangue ciò che hanno visto.
    Si tratta di fiducia nella loro parola; fiducia motivata, perché non si va a farsi crociffigere senza un motivo, e gli apostoli non erano inizialmente degli eroi, anzi...

    2)Inizialmente furono i ceti popolari (ma è un difetto questo? credi che gli intellettuali siano più saggi della gente del popolo?) a seguire il messaggio di Gesù; ma non mancarono fin dal'inizio alcuni celebri filosofi e studiosi, come Giustino, Tertulliano, Clemente Alesandrino, Origene, e poi Agostino, etc.).

    3) che la fede (il senso religioso) sia innata nel subconscio non è da meravigliarsi, perché dimostra ciò che l'uomo è: una creatura, che l'uomo ha bisogno di Qualcuno più grande che spieghi il mistero del mondo e della vita, dal momento che l'uomo da solo non lo può spiegare.

    Si tratta di vedere a Chi ci si affida. Se l'insegnamento di Cristo dà piena risposta alle mie domande di senso, lo seguo, sarei uno sciocco a non farlo.
    Nel mondo di oggi il messaggio di Cristo (sempre insegnato, ma non sempre messo in atto nel corso dei secoli) è ciò che di più attuale esista, ancora. Dunque.

    Certo non seguirei mai una religione che predica le differenze di casta, o la poligamia, o l'odio, di qualunque genere...

    Ciao!

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