sabato 11 ottobre 2008

Bello è ciò che piace; o no? (3)


In questo celebre dipinto, con pochi e drammatici tratti di spatola, Goya riesce a raffigurare il martirio del popolo spagnolo e la violenza brutale degli invasori napoleonici. La "bellezza" è qui rappresentata dalla drammaticità della scena e dal modo per molti aspetti nuovo di esprimerla, con figure appena abbozzate. Un anticipo della pittura moderna.

Normalmente il bello ha una sua naturale forza, che si impone per l’armonia delle forme, per la simmetria delle parti, per la proporzione del tutto.

Queste caratteristiche sono colte con una certa immediatezza, per cui se un’opera è veramente bella, non ha bisogno di particolari spiegazioni.

Quando il grande Prassitele (IV secolo a. C.) venne accusato di empietà per i suoi nudi della dea Venere, come prova a discolpa portò in tribunale la sua modella, la bellissima Frine, e la fece denudare; i giudici, pur avanti negli anni, assolsero modella e scultore. La Venere Cnidia, il suo capolavoro, si può ammirare, guarda un po’ il caso, nei Musei Vaticani…

Quando venne scoperta la volta della Cappella Sistina affrescata da Michelangelo, “le persone rimasero trasecolate e mutole”; così scrisse il Vasari testimone di quell’evento.

L’oratorio Il Messia di Haendel emozionò talmente il re Giorgio II e l’uditorio inglese, che dal celebre “Alleluia” fino alla fine (quasi un’ora) venne ascoltato in piedi.

In epoca a noi più vicina, molti eventi artistici, di carattere musicale, cinematografico, letterario, etc., hanno avuto echi planetari. E lo skyline di Manhattan, caratterizzato in modo particolare dal World Trade Center, prima del tragico 11 settembre 2001, era una delle cose più mirabili della moderna architettura.

Tuttavia è anche vero che non sempre un’opera d’arte ha avuto immediato riconoscimento. I casi più clamorosi sono Caravaggio, le cui opere venivano spesso respinte dai committenti; Mozart che non ebbe a suo tempo particolare successo; Bach che per 100 anni rimase nel dimenticatoio e fu riscoperto dal genio di Mendelssohn.
Non parliamo di molti artisti moderni, che hanno avuto notorietà soprattutto post mortem. Basterà ricordare il grande Paul Cézanne, uno dei padri della pittura contemporanea, a cui si sono ispirati Matisse, Picasso, Modigliani e infiniti altri. Durante la vita non trovò quasi nessuno che esponesse o acquistasse le sue opere. Sorte simile toccò anche al nostro Modigliani.

Come mai tutto questo?
Perché questi autori ampliano e innovano il concetto di bellezza, rispetto a modelli stereotipati.
Il sermo humilis di Caravaggio non era in continuità con la bellezza rinascimentale, né con la magniloquenza del barocco.
Il rigore e le strutture armoniche bachiane, unite al potente ma sempre misurato pathos, non erano nel gusto dei romantici, molto più declamatori, per cui questi lo ignorarono.
Le ‘troppe note’ di Mozart e le ardite innovazioni strumentali (si pensi ai concerti per corno!) sembravano quasi più adatte ai baracconi, che ai teatri e ai concerti.
Cézanne poi rivoluzionava forme, colori e punti di riferimento: le strutture della realtà stanno diventando una struttura interiore dell’io. È il moderno concetto di arte, di cui abbiamo già parlato nel post precedente.

Ecco dunque che per capire il bello artistico non basta una prima impressione. Alcune volte sì; ma in molti altri casi bisogna ripercorrere il cammino fatto dall’autore, comprendere le novità che ha introdotto, mettersi dal suo punto di vista e capire il messaggio che ci ha voluto comunicare.

C’è un proverbio che dice: “il tempo è galantuomo”. Lo è anche per l’opera d’arte.
Le mode passano. Rimane solo ciò che è bello, ciò che vale, ciò che ha significato.
Il resto svanisce in uno sbadiglio.

Possiamo ora rispondere al nostro interrogativo:
Bello è ciò che piace? Sì, ma non lasciamoci ingannare dalla prima impressione. Occorre anche uno studio attento, e un tempo adeguato di decantazione.
Se il sì resiste a queste due prove, allora si tratta di un'opera d'arte.
Si pensi, come ultimo esempio, alla Tour Eiffel di Parigi. Venne provvisoriamente montata a bulloni per l'esposizione internazionale del 1889, per essere subito dopo smontata. Ma durante quell'anno quel gigantesco "traliccio" moderno piacque tanto, che rimase al suo posto.
Cosa sarebbe Parigi oggi senza la Tour Eiffel?

Avendo cercato di rispondere al titolo del post, nel prossimo affronterò finalmente il tema dell'estetica di Benedetto Croce, che molta importanza ha ed ha avuto nel formare il gusto artistico. Un maestro di cui tutti abbiamo ancora bisogno.


Foto in alto: "I fucilati del 3 maggio 1808", Francisco Goya (1814), Museo del Prado (Madrid)

3 commenti:

  1. Mi lasci a bocca aperta: quante ne sai?

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  2. Grazie del complimento, Saamaya,
    ma potrei risponderti con Socrate: so una sola cosa, quella di non saper niente ;-)

    Però l'arte mi piace, nelle sue varie espressioni :-)

    Ciao!

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  3. Ma l'arte moderna piace anche a te, a quanto pare...
    Hai come sfondo del tuo blog Figli del Vento una famosa stampa di Matisse...

    Uno dei miei preferiti :-)
    http://semperamicus.blogspot.com/2008/05/il-decalogo-del-socialblog.html

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