sabato 2 agosto 2008

Pensieri morali (5)


























La peste è una parola tristemente legata ai secoli passati. In realtà oggi si presenta in altre forme più subdole, ma non meno pericolose.


La peste


Li nostri avi, nella loro crassa ignoranza delle cose della scienza, aveano trovato cagione dei pestiferi morbi in avversi congiungimenti astrali o nelle potenze demoniache inimiche del genere umano, oppure anche nell’ira divina accesa dalle nostre nequizie.

Chi avrebbe potuto cogitare che invece dei grandi corpi celesti, fossero piuttosto minutissimi corpiccioli, ovverossia bacilli, la causa di infinite malattie? E chi avrebbe potuto pensare che i sozzi bubboni della nera peste fossero opera di ridicoli topi, anziché artifizio infernale? E chi mai ancora avrebbe dubitato che fusse l’ira divina a scuotere con terribili tremuoti l’orbe terracqueo, piuttosto che l’opera naturale di Pangea?

Niuno avarebbe potuto immaginare che l’infruttifero salcio [salice], anziché utile per legare il fieno degli armenti, fusse più atto a curare i molteplici dolori e raffreddamenti umani; né l’avaro contadino avrebbe creduto che il penicillo del suo formaggio piuttosto che venire riguardato come dannosa e spregevole muffa, sarebbe addivenuto la panacea di ogni male. Financo l’astuto Mitridate si maraviglierebbe nel sapere che il suo esempio periglioso vien seguitato da tutti l’òmini d’oggi, li quali per resistere a’ morbi crudeli si propinano una porziuncola dei mali medesmi, cognominata vaccino.

Che dire poi de li moderni cerusici, i quali aprono e chiudono il corpore umano come un armario, e tolgono e mettono organi vitali qualmente si pota o si innesta una vite salvatica o un ulivo cureggiolo?
Ippocrate, Galeno, e lo stesso divo Esculapio rimarrebbero mutoli davanti ai numerosi artifizi meccanici partoriti dall’arguta mente dell’uomo. Vedi lì un istrumento per osservare le ossa e le interiora senza effusione di sanguine; e più avanti un ordigno che rimette in funzione il cuore di un corpo strappato alle Parche!

Contra tali uomini e mezzi parrebbe che morbo veruno possa menomamente oggimai resistere, e nel presente terzio millennio della salutifera Incarnazione di Nostro Signore Gesù Christo non vi sia più loco per alcun genere d’infermità e malattia.

Et invece, di quanto li uomini si sono ingegnati e hanno afinato le armi dell’intelletto e dei medicamenti, nell’istesso modo li invisibili nemici si sono parati in nuove schiere, come trebbie munitissime, e si sono insinuati in ogni umano pertugio.
Così hanno sparso i loro pestiferi veleni nelle corporali membra, e in specie dove più l’umana gente truova per solito piacere e sollazzo, verbigrazia [cioè] negli amplessi amorosi e nei diletti della carne, li quali sono diventati perigliosi al pari di una guerra; laonde li uomini danno talora battaglia con il brando dentro a un fodero, infruttuosamente, con poca satisfazione et pericolo molto.

Ritornate, figli dell’uomo, alle virtuose condotte dei padri; non abbandonate il talamo nuziale per adulterini e perniciosi traviamenti; difendete la giovanile continenza, per quanto umanamente si puote, fino al nuziale connubio.

E li pestiferi morbi rimarranno fuora delle nostre case.


Foto in alto: "La peste di Ashdod", Nicolas Poussin (1631), Louvre

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