giovedì 24 aprile 2008

Che cos'è la scuola?



“La scuola deve essere selettiva. Largo al merito!” “No, scolarizzazione di massa. Avanti tutti!”… Tra questi due estremi, ci sono poi le posizioni intermedie.

I problemi della scuola non sono solo questi (di cui parleremo in un altro post conclusivo, sulla valutazione). Ce ne sono molti altri, come ben sappiamo. Sia dal punto di vista, diciamo così, del software (cioè dei programmi, dei contenuti, della disciplina), sia dell’hardware (edifici inadatti, talvolta obsoleti e perfino fatiscenti).

Ma il problema di fondo, a mio parere, è indicato da questa semplice domanda: che cos’è la scuola oggi? Dalla risposta che viene data a questo interrogativo, dipende in buona parte la riuscita del curricolo di studi.

Cinquant’anni fa la domanda neppure si poneva: quasi tutto veniva appreso a scuola. La scuola era sostanzialmente trasmissione del sapere. Oggi le cose sono profondamente cambiate. Si apprende in infiniti modi. In casa la tv è sempre accesa, il pc è alla portata di tutti, con ciò che rappresenta il mondo del web; c’è abbondanza di materiale didattico tradizionale e informatico; ci sono giornali, giornalini, riviste; numerose le attività extrascolastiche; facilità negli spostamenti, con ogni mezzo e in ogni luogo… A questo riguardo, e per fare solo un esempio, fino a poco tempo fa quasi nessuno sapeva dove fosse la Moldavia; oggi magari abbiamo una badante (o una moglie, o una mamma) che viene da lì.

Bombardati come siamo da una infinità di informazioni, la scuola sembra così perdere la sua specificità di trasmissione del sapere. Per ovviare a ciò, si pensa che nella scuola debba entrare tutto, e le viene così demandato ogni compito: la scuola dovrebbe fare, la scuola dovrebbe dire, la scuola dovrebbe insegnare…

Ma non si può pensare solo ad aumentare le materie e le ‘educazioni’; le ore sono sempre quelle, per cui l’apprendimento risulta spesso generico e superficiale. I ragazzi non conoscono più la grammatica, non sanno le tabelline, non distinguono un equinozio da un solstizio…
Si capisce perciò che il punto fondamentale non è quanto, ma come deve operare la scuola. È qui che rimane il suo specifico e insostituibile ruolo.

Oggi perciò la scuola dovrebbe essere anzitutto, secondo una bella definizione di Bruner, il luogo della strutturazione del sapere. Le informazioni provenienti dalla realtà che ci circonda sono molteplici, ma disorganizzate. La scuola ha il compito di individuare e selezionare le strutture di fondo dei vari saperi, i loro punti essenziali e coerenti; questi devono costituire l’indispensabile bagaglio culturale di ogni studente, che potrà poi arricchire secondo le proprie capacità e inclinazioni.

Questo compito lo può svolgere solo la scuola, perché solo chi conosce in modo approfondito un sapere, come è il docente, lo può a sua volta insegnare, individuando proprio gli aspetti essenziali e qualificanti, organizzati in strutture significative. In questo modo potranno essere dati più facilmente a tutti gli indispensabili strumenti per orientarsi in un mondo che si evolve rapidamente.

Si risparmiano inoltre tempo e fatica, ed è uno sforzo gratificante perché segue le capacità di apprendimento dell’uomo, fin dai suoi inizi; infatti non si apprende principalmente per somma di stimoli, ma per strutture coerenti. Per fare solo un esempio, quando parliamo noi non siamo colpiti da una successione di sillabe, ma dal significato delle parole. E se un’espressione è senza senso, rimaniamo sconcertati.

Alla scuola il compito di far scoprire, attraverso le tecniche più varie, tradizionali o meno, i principi regolatori di ogni sapere, affinché, quando uno apre bocca o scrive qualcosa, non ci lasci davvero sconcertati.

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